Ascoltare e leggere le favole è un’esperienza primordiale. Questo genere letterario breve ed esemplare sceglie il mondo animale e gli stereotipi (anche se su questo termine bisogna soffermarsi!) che si attribuiscono loro e li utilizza per insegnare, nel senso di indicare, un insegnamento ai propri lettori. Le favole sono spesso definite superficialmente solo per il contenuto morale che veicolerebbero: storie per insegnare qualcosa, definizione, questa, spesso portatrice di un giudizio negativo. Le storie che vogliono insegnare qualcosa, preoccupate di mettersi in cattedra e indicare, regolare ed elargire lezioni ai bambini sono spesso discorsi referenziali (e verbosi) di adulti che parlano agli adulti o alla proiezione del bambino che vorrebbero, nel bene e nel male.

Ma è il caso delle favole? Non credo.

La parola che descrive in modo esemplare le favole è, a mio parere, sintesi. Sintesi perché, in un esercizio di brevità ed efficacia, i testi veicolano significati diversi e variegati, scegliendo l’esemplarità di un assunto, una verità sperimentabile nella realtà di cui l’autore prende atto e che offre ai suoi ascoltatori.

Questo si esplicita in modo perfetto in quella che è definita la “morale” finale della favola, ma che se ci fate caso si trasforma raramente in una prescrizione (e spesso quando è così è più un invito a “non fare”, invece che “a fare”), ma invece rimane molto neutra nell’esplicitazione, come a dire: le cose sono così, fai tu come credi.

«Anche i potenti possono avere bisogno dei deboli»

«Ciò che non ci piace di noi può essere invece la nostra forza»

«Gli sciocchi non sanno distinguere i veri amici»

«Il cattivo che si vanta mostra la sua malvagità»

«Non bisogna mai fidarsi dei falsi sorrisi delle persone crudeli»

Anche la stereotipia con cui si caratterizzano i diversi protagonisti dovrebbe più esattamente definirsi sintesi: si sceglie un aspetto dell’indole o dell’istinto dell’animale per caratterizzarlo, tuttavia questa scelta mostra, nelle diverse favole, volti e rivolti diversi, che sono tutt’altro che superficiali. 

La volpe è furba, ma questo non significa solo negatività: ne La volpe e l’uva la sua furbizia consiste nel non ammettere la sconfitta, ne La volpe senza coda la furbizia ha i due volti di chi vuole che gli altri si adattino alla propria sfortuna ma anche di chi si accorge dell’inganno, ne La volpe e la cicogna la furbizia viene battuta da un’altra furbizia, ne Il corvo e la volpe la furbizia ottiene il compenso da uno sciocco… È evidente insomma che parlare di stereotipia, come se la caratterizzazione fosse a senso unico, è un giudizio piuttosto superficiale. 

Le favole mostrano molte diverse sfumature di un unico volto, senza che il giudizio diventi assoluto: la volpe non è “la cattiva”!

Inoltre il lessico esplicito delle favole è molto coraggioso e anticonformista, nel contesto della modernità. In un mondo politically correct in cui dire “brutto” è vietato, dire “cattivo” è insolente e dire “nemico” è oltraggioso, in un mondo insomma dove spesso le parole sono mascherate - ma celano significati più violenti e meno tolleranti di quando sono trasparenti - ritrovare una narrazione esplicita dove il male e il bene sono limpidi e riconoscibili è una scelta molto coraggiosa e confortante. Comportarsi in questo modo è crudele, fare in questo modo significa ingannare… Beh confrontarsi con questa chiarezza è molto interessante e provocante.

Le favole, insomma, portano sì un insegnamento, ma è come se non costringessero i propri lettori ad aderirvi, i temi esplicitati sono frammenti di riflessione sull’esperienza di cui si può riconoscere la ragionevolezza, ma anche no. Per questa ragione nelle favole non è automatico che i “cattivi” vengano puniti, anzi spesso hanno la meglio, questo perché la preoccupazione dell’autore non è teorica e illusoria, ma vuole essere “morale” nel suo significato primordiale di “comportamento, uso, modo di fare”.

Dopo questa lunghissima premessa, arrivo a dirvi, dunque, che sono molto contenta di proporvi questo volume delle Favole di animali di Esopo e Fedro, illustrate da Attilio: credo che la stringatezza delle narrazione e la purezza delle parole trovi nei disegni geometrici dell’illustratore ligure una veste perfetta.

Narrazioni brevissime, forse prevedibili, ma molto significative. Storie che faranno la gioia dei più piccoli (dai 3 anni), ma che dovrebbero essere rilette e riascoltate a tutte le età in un esercizio di riflessione su di sé e sul mondo, per la ragionevolezza di cui si fanno voci.

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Favole di animali Esopo e Fedro - Attilio 152 pagine Anno 2020 Prezzo 18,00€ ISBN 9788878746343 Editore Lapis
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