«All'età di due anni il bambino ha un estremo bisogno di camminare, che spesso gli psicologi non tengono abbastanza in considerazione. Può camminare per due o tre chilometri, e se una parte della strada è in salita tanto meglio: gli piace salire. I punti difficili della passeggiata sono i più interessanti per lui. Ma gli adulti devono rendersi conto di ciò che significa per il bambino una passeggiata: l'idea ch'egli non sia in grado di camminare deriva dal fatto ch'essi vorrebbero vederlo marciare al loro passo, e poiché le sue corte gambette non glielo permettono, lo prendono in braccio e così lo portano, per arrivare più presto alla meta. Ora, il bambino non si propone di andare in qualche posto: ha solo voglia di camminare, e per aiutarlo veramente l'adulto deve seguire il bambino, non pretendere che il bambino cammini svelto come lui. In questo esempio la necessità di seguire il bambino risulta chiara: ma in realtà questa è una norma valida per tutti gli aspetti dell'educazione e in tutti i campi. Lo sviluppo del bambino ha le sue leggi e se noi vogliamo aiutarlo a crescere, dobbiamo seguirlo invece di imporci a lui. Cammina finché vede un agnello che pascola: allora è attirato dallo spettacolo e si siede a guardare. Soddisfatto di questa esperienza, riprende a camminare e vede un fiore, e si siede accanto per odorarlo: un po' più in là è colpito da un albero, e gira intorno al suo tronco tre o quattro volte, prima di proseguire» (Maria Montessori)

Quando lessi questa frase mi folgorò: i bambini hanno bisogno di camminare, perché il bambino è naturalmente curioso del mondo e confidente con la realtà. Questa concentrazione su ciò che lo circonda è grandemente educativa: da quando è nato Saverio io ho iniziato a vedere i treni, a guardare (quasi) con interesse i lombrichi, a cercare con attenzione tra i rami gli scoiattoli, mi sono accorta dei sassi e della grana della sabbia, ho ri-iniziato a cercare l'odore dell'erba e ad affondare il naso nei fiori. I bambini guardano e trattano seriamente ciò che li circonda, non c’è nulla che non valga la pena di essere guardato. Come nel libro di oggi: Nell'erba.

È questa tensione che guida Yuchan, una bimba di 3-4 anni, a seguire una farfalla («Oh una farfalla! Si è posata su un sasso») in riva ad un fiume: stava andando dal suo papà, ma è stata distratta e come una piccola Alice segue il suo bianconiglio, qui arancione lepidottero, fra l’erba alta, profumata e rigogliosa lungo il fiume che scorre. «Aspetta, farfalla, aspettami!». Sentiamo il frusciare delle mani e dei sandaletti fra gli steli, non si sente altro, forse il suono attutito dello scorrere dell’acqua, ma in lontananza perché l’erba è alta, quanto Yuchan. «L’erba del prato si muove, come le onde del mare. L’erba mi arriva alla pancia, supera le spalle.». Il verde è dappertutto, è una giungla e la bambina sembra farne parte: «i fili d’erba … silenziosi, mi guardano dall’alto». Poi una cavalletta, il vento, altra erba «che mi accarezza le guance». Eppure alla piccola viene da piangere: «Dove sono?» (qui sarebbe davvero interessante vedere l’originale: è una prima persona singolare? o una terza persona plurale?). Finché con naturalezza ecco una mano e un volto, che sciolgono la tensione: la mamma.

Le illustrazioni di Komako Sakai sono meravigliose, rendono con esattezza l’idea del vagare, delle percezioni pure del bambino e i movimenti della componente naturale. La focalizzazione su particolari, come i piedi o le mani, alternata a tavole panoramiche dove Yuchan quasi scompare nel fiume verde del prato, amplificano la sensazione di godimento e di imponenza dell’elemento naturale. Il tratto sfuggente e mosso della pittura e del carboncino regalano alle illustrazioni la non definitezza unica delle ombre e della luce. Il testo di Yukiko Kato, a mio parere, appesantisce un po’ la narrazione: non credo che un bambino pensi consciamente e quasi descriva i gesti e le percezioni sensoriali nel suo muoversi: forse bastava uno sguardo esterno, descrittivo. Tuttavia il nucleo narrativo che si consuma nel racconto dello slancio euristico è un coraggioso esempio di come l’esperienza del bambino in sé sia un’avventura degna di essere narrata. Non c’è niente di ideale o di inventato e anche la paura che trova conforto nelle mani di mamma non è che il necessario suggello alla reale esperienza del bambino: per essere coraggiosi bisogna avere un luogo amorevole da cui partire e a cui tornare.

Un libro che trovo intensamente vero.

Saverio tuttavia non lo ha apprezzato pienamente e infatti mi sono chiesta: è perché ormai i suoi cinque anni lo rendono più consapevole e strutturato, rispetto all’esperienza narrata? Se fosse stato più piccino l’avrebbe apprezzato? Oppure questo libro piace a me, adulta, perché mi offre uno sguardo sulla mia esperienza infantile che rivivo e rivedo così nitidamente? (Su questo leggete cosa scrive Anna Castagnoli proprio a riguardo di Komako Sakai!).

Nei prossimi giorni lo testerò su bambini di età diverse: vedremo!

Nell’erba

Yukiko Kato - Komako Sakai - Luciana Ingrosso (traduttrice)

26 pagine
Anno: 2011

Prezzo: 12,50 €
ISBN: 9788883622366

Babalibri editore
Anobii

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Commenti
13 Maggio 2015
Maria

Silvia, sai che volevo taggarti? Sono davvero curiosa di sapere cosa Ilde ne penserà!

13 Maggio 2015
Silvia | Galline Volanti

Che meraviglia di libro. Anche Ilde adora correre nell’erba, meglio se a piedi nudi e in mutande! Questo libro non l’ho ancora letto a Ilde, sono curiosa di vedere se apprezza, condivido il tuo sospetto: pur ponendo la bambina al centro del racconto veicola uno sguardo più esterno e adulto…. Ti saprò dire!

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