Insita nell’esperienza della morte è la rielaborazione emotiva del lutto che si intreccia saldamente al ricordo. 

Ricordare è qualcosa che conduce nel passato, ma di cui si fa esperienza nella contemporaneità: questo strano slittamento, questa sovrapposizione di tempi diversi crea nell’immaginario una sfocatura.

Per questo ho trovato perfetta la soluzione grafico-illustrativa che due artiste, Joanna Concejo e Julija Skudutytė, hanno utilizzato per raccontare il dolore per perdita di una persona. Tu sei qui e La buca sono, infatti, due albi che raccontano della morte di persone care e del loro permanere nel presente, attraverso i ricordi di chi è rimasto.

Tu sei qui è un albo esplicitamente rivolto agli adulti come la maggior parte delle narrazioni di Laëtitia Bourget che ha esplorato il mondo delle relazioni umane e del cambiamento in molti libri editi da Logos (Genitori felici, Diventare grande, Amiche per la vita, Una lunga storia d’amore…) e che in questo libro, affidato alle Illustrazioni di Joanna Concejo, esplora i legami tra generazioni di donne, che superano la barriera della morte. Il testo di Letizia Bourget è brevissimo (130 parole in tutto per 156 pagine!), frasi che si contano sulla punta delle dita e che si immaginano pronunciate con calma, dopo molto pensare e tra molto silenzio, ma intorno l’esplosione illustrativa che circonda queste poche parole è impressionante. L’uso della carta acetata e i disegni colorati e finissimi che dialogano attivamente con le pagine successive, anticipando forme sfuocate o sovrapponendo attivamente elementi che si svelano piano piano, conducono il lettore in un viaggio emotivo profondo. Siamo immersi in una testimonianza senza appello di come, nella realtà, il ricordo abiti attivamente attraverso oggetti, suoni, superfici, sensazioni che ci riportano sensorialmente  alla presenza della persona scomparsa.

«Quei gesti precisi

i profumi, i sapori

[…]

un varco 

un passaggio verso

un mondo inaspettato

il tuo.»

Pagina dopo pagina intuiamo che la voce narrante dialoga con altre donne con cui è legata da bottoni perduti, maglioni, fazzoletti… e da chissà quali altri ricordi fioriti e nascosti tre le illustrazioni.

Sono bellissime le sovrapposizioni di volti e gesti diversi che collegano piani temporali lontani e che trasformano gli echi in identità: il proprio sé, così come ogni gesto, è costituito anche da quella persona che è scomparsa.

È quasi impossibile riuscire a rendere giustizia alle ricchezza di queste pagine, al gioco dei colori a giochi visivi che continuamente alternano “a fuoco” e “sfocato”, come se l’occhio interiore si sforzasse di mettere a fuoco, di richiamare a sé.

«Ti mangio

ti digerisco

ti dimentico

e all’improvviso 

ti ritrovo»

Racconta la stessa drammatica separazione ma con un approccio diverso, La buca, che si affida a lungo un testo, quasi un memoriale, pronunciato dalla voce di una bambina che ricorda il nonno.

«Dei quattro nonni quello che amavo di più era il papà di mio papà. Trovava sempre del tempo per me. Spesso mi cantava la canzone di Jonelis e Maryte. Era una storia d’amore infelice e non la conosceva nessun altro. Mi portava in bicicletta e mi faceva montare a cavallo. Mi portava delle pere dolcissime che si procurava chissà dove, visto che nel nostro cortile non crescevano. Anche le parolacce le ho imparate da lui. Un giorno il nonno si ammalò. Come non era mai successo. Restava spesso a letto perché gli mancavano le forze. E tossiva molto. Io e mia sorella però gli chiedevamo lo stesso la canzone di Jonelis e Maryte. “Prima portatemi una mela in salamoia, poi ve la canto,” ci diceva lui»

Siamo nella dimensione della memoria e, anche in questo caso, alle pagine illustrate si alternano pagine in acetato schizzate in bianco e nero, sottilmente, che mostrano come la realtà si sovrapponga al ricordo. Come se le anime si muovessero estranee e leggere tra i colori del mondo vivo.

Il racconto si sofferma sul funerale, su dolore degli adulti, sui pensieri e sulle sensazioni di quegli attimi: il desiderio di allontanarsi, il gioco sull’altalena e poi l’imponente sensazione di essere rimasta sola. 

È attraverso la rielaborazione del lutto del papà che la protagonista può concedersi la consapevolezza di quello che è successo.

«Fu a quel punto che successe. In cortile, lo zio disse a papà della buca. “Soffri, Juozas?” gli domandò lo zio pigiando il tabacco nella pipa. “Sì,” rispose papà. “Ma che ci posso fare?” “Seppellisci il dolore,” disse il fratello del nonno. “Scava una buca e seppelliscilo.” “E quanto grande dev’essere questa buca?” domandò papà. “Quanto è grande il dolore, tanto devi scavare,” disse il fratello del nonno aspirando dalla pipa»

Questa buca che il papà scava, di notte, è una buca che porta in sé tutto il dolore e l’impotenza, ma anche l’accavallarsi a volte ingestibile dei ricordi, un confondersi dei piani temporali. Il fatto che la protagonista aspetti il padre al di fuori della buca è un’immagine simbolicamente molto forte, perché il dolore è sempre personale, chiede che vi si affondi dentro, ma abbiamo anche bisogno di un ancoraggio alla realtà, al qui e ora che richiami indietro.

Andare a fondo, sprofondare dentro di sé, quella catabasi tanto raccontata che segna il passaggio dalla infanzia alla giovinezza è un viaggio che si pretende anche quando qualcuno ci lascia per accedere ad un’altra dimensione, ad un altro mondo, oltre il confine della morte.

Anche in questo caso è qualcosa di tanto preciso quando sfuggente (una mela in salamoia) che ribadisce il legame intimo e particolare che si ha con le persone più amate e prossime che ci lasciano per un’altra vita.

Tu sei qui.

Tu sei qui Laëtitia Bourget - Joanna Concejo 156 pagine Anno 2022 Prezzo 45,00€ ISBN 9788833701127 Editore Topipittori
La buca Evelina Daciūtė - Julija Skudutytė - Adriano Cerri (traduzione) 68 pagine Anno 2025 Prezzo 16,00€ ISBN 9788830107342 Editore Bompiani
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