Quella de Il gufo e la bambina è una storia non esattamente in linea con il mio gusto, tuttavia mi interessa proporvela perché contiene numerosi spunti originali che la rendono una narrazione senza dubbio singolare e quindi adatta ad intercettare la sensibilità dei lettori divergenti, categoria che mi sta molto a cuore!

Quella di Beppe Tosco è una favola in senso letterale, una storia di impostazione - potremmo dire - “classica”, tuttavia lo stile dell’autore, avvezzo alla stesura di testi per la televisione, emerge con prepotenza. La narrazione infatti ha una chiara impostazione “parlata” che rende il testo piuttosto originale. Secondo un conosciuto artifizio letterario, il narratore conduce la sua narrazione, ma parallelamente intesse un dialogo secondario con l’illustratrice (nella finzione narrativa Leandro) che con irriverenza sembra stravolgere, interpretare e deviare il filo narrativo grazie a trovate illustrative inaspettate.

Il testo principale, dunque, che si rivolge ai lettori, si alterna ad un testo segnalato dal corpo minore e dal corsivo che si deve intendere indirizzato al solo illustratore.

«C’erano una volta un gufo e una bambina. […] Il gufo era assai vecchio e la bambina sapeva che un giorno sarebbe morto, e lei sarebbe rimasta davvero e per sempre sola.

Leandro, scusami, è un gufo, non un merlo.

[…]

Il tempo passava, il gufo ormai volava di rado e restava invece ore ore con gli occhi aperti senza sbattere mai le ciglia. […]

Scusa, Leandro. Se guardo il disegno non riesco ad andare avanti. Fai un gufo che sia un gufo, per cortesia. Potevamo cambiare subito, se non sapevi fare i gufi. Allora facevamo la storia dell’asino. O quella del cane che ha paura delle carote o quella del cucù senza orologio che non sa dove andare. Abbi pazienza: un gufo. Dài.»

Questa forma di racconto dialogato è molto curioso e coinvolge in modo diretto le illustrazioni, chiamate - a differenza di quanto accade usualmente nella narrativa - ad avere un ruolo attivo, almeno apparentemente, nello svolgersi degli eventi. 

Il tono generale risulta quindi piuttosto brillante, in tutti e due i canali narrativi: c’è irriverenza, ironia, anche qualche punta sopra le righe (qualche «scemo» e «cretino») da ricollegarsi ad una impostazione di scrittura orientata al parlato (in linguistica lo definiamo lo “scritto per essere detto”). Il legame con gli ascoltatori-lettori è instaurato in modo forte e coinvolgente, come appunto un testo recitato sa fare, ne perde forse un po’ il lato letterario, ma è indubbio che i battibecchi e il ritmo incalzante non lascino annoiati i lettori.

Oltre il tono però la storia funziona bene: le trovate narrative, le svolte e i colpi di scena ideati dall’autore o addossati come colpa all’illustratore sono inaspettati, curiosi e inaspettatamente infantili (gnomi che escono dai rubinetti, maghi con il naso lungo come un elefante, montagne che non si fanno scalare). Il cuore della narrazione non è celato, ma esplicitamente esposto, proprio come succede nelle favole: una eclettica compagnia di amici, per scongiurare la morte vicina del loro compagno gufo, andrà alla ricerca della «damigiana del tempo perso», affrontando i Malamenta i fantasmi del tempo «impiegato per compiere le cattive azioni». Maghi, impedimenti, nani, asce, maghe che si spaccano a metà, stalattiti parlanti, lavandini, idraulici, porcelli renderanno il percorso avvincente e imprevedibile. In fondo la morale tira le fila, ancora più esplicitamente: «[…] Io penso che in questa storia lo scrittore siamo noi. Tutti noi uomini. E il disegnatore è il destino. La storia della tua vita dipende da te e non sarà proprio come la desideri. Cambierà infatti secondo i voleri del destino. Ma se sarai capace di accettare e trasformare tutto quello che non ti aspetti, e sarai capace di accoglierlo, quella diventerà la tua storia, e sarà la più bella».

Zosia Dzierzawska riesce con capacità a stare al passo con una storia tutt’altro che semplice da interpretare, si cala egregiamente nel ruolo di antagonista del narratore e sarebbe interessante scoprire se effettivamente abbia avuto un ruolo attivo nella composizione nel lavoro. Le sue illustrazioni, grazie anche ad una varietà stilistica notevole, esprimono una piglio capace di non prendersi sul serio, pur mantenendo un livello illustrativo ineccepibile e interessante.

Non si può certo rimanere indifferenti a questa favola (anche il formato quadrato la rende sfiziosa) e credo che il mix esuberante di voce e illustrazioni potrà conquistare alcuni lettori recalcitranti (dai 9- 10 anni), offrendo loro una storia non banale.

Il gufo e la bambina
Beppe Tosco - Zosia Dzierzawska

176 pagine
Anno: 2018

Prezzo: 18,00 €
ISBN: 9788845298066

Bompiani editore

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Commenti
29 Gennaio 2019
Maria

Grazie Eleonora, di essere passata di qui. Ottimo consiglio quello di Fahrenheit!

25 Gennaio 2019
Eleonora

Questo libro l’ho acquistato dopo averne sentito la presentazione con l’autore durante la puntata di Fahrenheit (Radio tre) del 18.12.2018. Chi volesse può ascoltarla.
Concordo pienamente con la tua recensione.
Io da cinquantenne, mi sono divertita a leggerlo.
Buon lavoro e grazie per i tuoi sempre preziosi consigli.

Eleonora

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