ABC - Scaffale Basso

ABC – Scaffale Basso

Non saranno certo i bambini che autonomamente richiederanno un libro sull’alfabeto, eppure la ricchezza di alcuni abbecedari illustrati ormai più che centenari testimonia con precisione il movimento di quegli insegnanti ed editori che, dalla fine dell’800 e poi con forza nei primi del ‘900, cercarono di pensare ad una didattica in funzione del bambino. Furono tantissime le illustratrici che trovarono in questo filone editoriale, ritenuto “minore”, l’occasione di mostrare al mondo il loro talento. In Italia Emilia Zampetti Nava, ad esempio, ideò un innovativo testo per la prima elementare, intitolato Api sui fiori (1919), che mostrava soluzioni figurative per la restituzione fonetica delle lettere.

Testi nati per la scuola, dunque, ma con un’attenzione alla bellezza delle immagini e al bambino lettore che ancora oggi potrebbero far concorrenza a molta editoria scolastica.

Le illustrazioni storiche mantengono un fascino unico presso gli adulti che potranno apprezzarne la qualità, ma credo che questi libri possano serbare delle sorprese anche presso i lettori che iniziano a cimentarsi con la grande scoperta dell’alfabeto.

Due esempi perfetti di questo tentativo rivoluzionario di coniugare la didattica con la dimensione ludica e il piacere della lettura trovano i loro natali in Francia, negli anni ’30, e arrivano per la prima volta in Italia editi da Pulce: Alfabeto bambino di Marie Madeleine Fran-Nohain e ABC di Babar di Jean de Brunhoff.

Alfabeto bambino di Marie Madeleine Franc-Nohain è una raccolta di 30 tavole che raccontano in altrettanti ritratti, attimi della vita dei bambini e delle bambine di quegli anni, rigorosamente organizzati in ordine alfabetico.

A cavallo tra la casa e una dimensione esterna più libera e contaminata dalla vita agreste, i lettori passano in rassegna quadri felicemente illustrati di bambini impegnati nel loro lavoro-gioco quotidiano con concentrazione e dedizione, tutti corredati da una breve frase dove, di volta in volta, spicca con insistenza una lettera dell’alfabeto.

«Amelia e il suo asino avanzano allegri fra gli alberi»

«Bernardo mette la barca con la bandiera nella vasca da bagno»

«Chiara nella sua capanna regala dei fiori alla sua capra»

Il lettere maiuscole sottolineano con il grassetto il suono interessato, cosicché, anche a colpo d’occhio, si evidenzia la ripetizione del protagonista.

Questa carrellata mostra bambini sui prati intenti a dare da mangiare alle capre, a raccogliere mughetti o a scoprire nidi, concentrati nel gioco in casa con trottole o cucinette, liberi nel parco o intenti ad armeggiare con la paletta in spiaggia, persi nei loro pensieri mentre rimirano un passero o attendono sonnacchiosi che qualche pesce abbocchi all’amo…

Un’infanzia intima, non ostentata che potrebbe ricordare le immagini deliziose ma ferme e asettiche di Cate Greenaway, ma che in realtà ritrae bambini impegnati in un lavorìo silenzioso (la maggior parte dei protagonisti è così concentrata che non guarda i lettori!)… con rispetto e curiosità.

La vicinanza della lingua ha permesso un lavoro di traduzione che non ha snaturato il rapporto tra suoni e illustrazioni – perno fondamentale di ogni abbecedario! – e il risultato è un piacevole viaggio nelle occupazioni bambine (qui potete vedere il libro originale).

In fondo al volume viene aggiunta un’appendice da quaderno di attività dove viene richiesto ai bambini di riprodurre le lettere in maiuscolo prima col dito e poi sulle righe. Questa parte, a mio avviso, fa perdere un poco del suo significato al libro: questo abbecedario, infatti, non va utilizzato come manuale didattico, dovrebbe invece poter essere la possibilità per un primissimo lettore di soffermarsi con semplicità e lentezza su dei testi semplici ed estremamente brevi, mentre gode del rapporto con l’immagine.

Di impostazione simile ma con un coinvolgimento del lettore diverso è invece ABC di Babar di Jean de Brunhoff che trasforma quello che effettivamente potrebbe apparire come un abbecedario in un libro gioco. Quello a cui invita questo libro è infatti un gioco di ascolto più che di lettura.

In ogni doppia pagina vi è una scena complessa con diversi protagonisti che inscenano diverse azioni tutte coerentemente unite dal contesto; a latere ogni singola lettera viene declinata nelle quattro forme (stampato maiuscolo, stampato minuscolo, corsivo maiuscolo e corsivo minuscolo), senza alcuna parola o testo ulteriore. L’invito, che Re Babar fa direttamente i propri lettori nella pagina di ingresso al volume, è quello di cercare all’interno di ogni scena tutti i protagonisti, gli oggetti, gli animali che incominciano con una determinata lettera.

In fondo al volume, in appendice, vengono riportate tutte le parole che possono essere scovate nella ricognizione.

In questo caso il gioco, apparentemente più difficile, mette però il bambino lettore al centro dell’azione che può essere guidata in due direzioni: o dalle illustrazioni alle parole o dalle parole all’illustrazione. In ogni caso è la riflessione fonetica e la capacità di ascolto a innescare il gioco della ricerca e, di conseguenza, del riconoscimento dei suoni, ma dentro un contenitore più ampio che invita alla narrazione.

Le illustrazioni di Jean de Brunhoff sono note a tutti e si ritrovano con la loro potenza narrativa tra queste pagine.

Il rischio di questi libri è quello di snaturarsi: se infatti venissero proposti come libri di esercizio perderebbero il fascino del gioco e la forza (seppure minuta) del loro raccontare, quindi fuggite ogni pretesa didattica e lasciate che possano arrivare a giocare con i primi lettori, in autonomia.

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