Nella prefazione a L’isola schifosa di William Steig, Quentin Blake racconta di come molte volte le storie di Steig travolgano e capovolgano i modelli fiabeschi, io trovo invece che questo capolavoro abbia un’ossatura profondamente fiabesca a partire dalla serietà e alla presenza di spirito (giudicante) che richiede ai lettori che vi si accostino.

«C’era una volta un’isola bruttissima, brullissima, schifosissima […] Quell’isola afosa, ghiacciosa, rocciosa e schifosa era un concentrato di mostri: enormi o miseramente rachitici, grassi o macilenti, asciutti o viscidi…”.

Immediatamente i lettori moderni potrebbero guardare con aria sorniona questo luogo e questi mostri e potrebbero trattare con indulgenza la caratterizzazione che di queste bestie fa l’autore: brutti, terrificanti, vanitosi, invidiosi, cattivi, vendicativi, crudeli, velenosi…

Si trattano male? Ma sì, poi faranno pace! Ridono del dolore altrui? Ma su, la situazione è oggettivamente ridicola. Nella smania di non impaurire i bambini moderni abbiamo reso i mostri così accettabili che quasi non ci aspettiamo che possano essere mostri. E poco conta che il titolo sia più che esplicito, anche l’aggettivo “schifoso” ha assunto tutta una serie di connotazioni mediate e attenuate, quasi ridicole.

Non va così nelle fiabe. Steig ci racconta una fiaba e come tale non solo le parole contano e significano esattamente quel che significano, ma la caratterizzazione dei personaggi è specchio dell’animo e indizio di rettitudine o meno. Insomma siamo in un’isola schifosa, brulicante di esseri sgradevoli e disgustosi, crudeli e violenti. Steig si dilunga in descrizioni dell’isola e dei suoi abitanti, tanto che le parole sembrano quasi far perdere il filo narrativo, ma non é così: la bruttezza, la disumanità, la cattiveria e il loro esistere sono infatti parte determinante della narrazione di questa storia. Devo certo ammettere che i colori e l’originalità delle soluzioni illustrative di Steig lascia senza parole e si rimane incantati da queste bestie immaginate e create in fogge strane e curiose, anche gli insetti che volano con «occhi strabuzzati e corpi pelosi, code a pungiglione e corazze schioccanti cosparse di sabbiolina e crauti pietrificanti» rapiscono con il loro fascino. Ma ancora una volta non è l’aspetto a definire il ruolo e la cifra del personaggio: se sono definiti brutti, saranno anche cattivi. Punto. 

E questo è chiaramente comprensibile quando fra le immagini e sull’isola appaiono i primi fiori: la bellezza squarcia la vita e la prassi di cattiveria con gentilezza. I fiori, fermi, immobili e delicatissimi - anche nelle linee sottili che si contrappongono ai contorni più grezzi delle bestie - guidano con il loro candore una rivoluzione. Non ce lo dice Steig, ma possiamo immaginare che molti fiori finiscano bruciati dai fuochi sputati rabbiosamente dai mostri, eppure seme dopo seme i fiori si moltiplicano e stanno lì in atetsa, senza scomporsi per il caos che sta loro attorno. La calma placida, la bellezza che asseconda fanno impazzire i mostri: «si liberarono così tutti i peggiori demoni che erano sepolti nell’animo di quegli orribili mostri». La guerra che si innesca, diventa globale, la rabbia investe ogni angolo dell'isola, distruggendo ciecamente ogni cosa fino a che tutto finisce. Sembra la fine. Ma i semi ostinati, che hanno accettato foss’anche di morire, fioriscono, rubando la scena alla cattiveria e donando una bellezza gratuita.

Il tono della narrazione è tutt’altro che mesto e pesante: si coglie uno spirito vibrante tra le pagine e le parole scelte, soprattutto nella ricca e originale aggettivazione, però quello che si richiede ai lettori è una serietà - appunto - che pretende che alle parole sia dato un peso, reale.

La storia scorre allegra, pur nella narrazione di una tragedia, o meglio di una rivoluzione determinata e necessaria, data dalla resistenza dei deboli.

Vi ricordate il giunco dantesco nel primo canto del Purgatorio? «Questa isoletta intorno ad imo ad imo, / là giú, colà dove la batte l’onda, / porta di giunchi sovra ’l molle limo: / null’altra pianta che facesse fronda, / o indurasse, vi puote aver vita, / però ch’a le percosse non seconda». 

Trovo che questa storia sia molto moderna è interessante, Steig ha la capacità di renderla comprensibile, divertente e diretta e quindi affascinante anche per le orecchie dei più piccoli (dai 4 anni per la lunghezza del testo!) ed ideale per i primi lettori autonomi.

Sii fiore, per combattere i mostri.

Avvento 2019: oltre al libro ho scelto un giocattolo, scoprite perché.

→ Seminare e guardare un fiore crescere, abbandonandosi prima al sonno della terra per poi fiorire debole e ostinato in primavere è un’esperienza che vale pena di essere contemplata. Regalate dei semi insieme a questo libro: io ho scelto i piselli e i girasoli. Li trovate alla libreria Tutti giù per terra, a Monza!

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L'isola schifosa William Steig - Daniela Magnoni (traduttrice) 48 pagine Anno 2019 Prezzo 16,00€ ISBN 9788817143745 Editore Rizzoli
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