Abbracci, il tema del mese di aprile, si è rivelato un tema più complesso del solito. Tutto era incominciato con l’incontro del mese precedente. Avevamo parlato di donne e ragazze intraprendenti e tutte eravamo rimaste folgorate dall’illustrazione di Marina Marcolin, così sull’onda dell’entusiasmo eravamo state concordi: avremmo cercato abbracci dappertutto.

Con il tempo la ricerca si è conformata per la prima volta come una ricerca soprattutto di tipo iconografico, perché i libri sul tema scarseggiavano e anche in quei casi l’abbraccio era rappresentato simbolicamente come strumento di qualcos’altro.

Il mio primo pensiero è stato: l’abbraccio è la prima sensazione fisica che i neonati, ancora nel grembo materno, sperimentano. Essere contenuti, ma non costretti, è un’esperienza primordiale e tranquillizzante, tanto che Temple Grandin (se non la conosci leggi qui) racconta di come abbia trovato un equilibrio, quando ha costruito la sua “macchina degli abbracci”: questo è stato il primo abbraccio che ho voluto portare.

Poi mi sono chiesta: quando si abbraccia qualcuno? Abbracciare può essere un atto meccanico (e in alcuni albi io trovo che sia rappresentato così!), ma se è vero, si abbraccia quando non si hanno parole per esprimere quel sovrappiù di emozioni che il corpo non riesce a contenere quasi in una sorta di cortocircuito.

Se si bacia qualcuno, si dice qualcosa di chiaro, se lo si abbraccia gli si dona il groviglio confuso di sensazioni strabordanti di paura, felicità, ebbrezza, gioia, panico, bisogno… in questo senso Abbracci di Jimmy Liao riesce, anche testualmente, a rendere le contraddizioni che ci sono in questo gesto.

Iconograficamente parlando, mi ha colpito che l’atto dell’abbracciare sia riconducibile al cerchio, come in un infinito gesto di compenetrazione e dono di sé. E quindi mi sono chiesta: i bambini abbracciano? O abbracciare è un gesto adulto?

Ho cercato esempi di questa vertigine.

Virginia ci ha portato Float dove c’è uno stringente abbraccio tra padre e figlio e ci siamo detti: i padri abbracciano? Oggi è possibile ritrarre un abbraccio di un papà senza che l’inquietudine ci colga? A questo punto Marina ci ha spiazzato con un libro fotografico di abbracci tra padri e figli, nudi.

Abbiamo poi continuato parlando di madri con Piccola Orsa e il recente vincitore di Bologna, Mon tout petit. Quello rappresentato non è un attaccamento morboso? Abbracciare significa anche non lasciare andare, consumare?

Eravamo poche e le domande sono rimaste aperte, se avete voglia di rispondere il tema è apertissimo!

 

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Commenti
23 Maggio 2016
Maria

Grazie!

23 Maggio 2016
Flavia Eleonora

Bellissimo tema, mi spiace non poter partecipare dal vivo! Secondo me l’abbraccio è la massima espressione di affetto. E’ dolce, è asessuato. Il momento prima dell’abbraccio, lo stare a braccia aperte, è pieno di gioia, dell’attesa della gioia che si proverà una volta dentro le braccia dell’altro. Non ha età, perchè anche da ottantenne puoi avere necessità di un contatto più profondo non sessuale.
L’altro pomeriggio sono andata a prendere mio figlio al nido e per la prima volta l’ho visto in mezzo ai suoi amici (di solito vanno i nonni)
Sulla porta ha urlato GRETAAAAAA e ha aspettato questa bambina sulla porta a braccia aperte. Lei ci si è tuffata dentro e si sono stretti forte forte guancia a guancia. E’ stato emozionante.
Da un mesetto a questa parte anche la piccola di casa (un anno) mi cerca e mi stringe forte le braccine al collo, per non lasciarmi andare via.
Certo che imparano questi gesti da noi, ma anche i baci, le carezze, e al negativo gli schiaffi, il lancio di oggetti o la stizza. Di naturale e non indotto dal contesto sociale credo ci sia solo l’istinto alla suzione, per cui direi viva l’abbraccio come suprema forma di affetto puro, senza una valenza necessariamente sessuale o di possesso!

23 Maggio 2016
Maria

Vedo che riuscite ad esplicitare un pensiero che era anche mio, anche se confusamente: i bambini istintivamente non abbracciano. Ad esempio in I love you, un libretto dedicato all’amore, ma dove ricorrono immagini di bambini, non c’è mai un abbraccio. I bambini si toccano, si guardano, mettono le braccia sulle spalle, ma non abbracciano.
Mi domando se implicitamente e inconsciamente non ci sia un’affermazione di possesso, nell’abbraccio.

22 Maggio 2016
Silvia

Io trovo che l’abbraccio sia un gesto culturalmente molto connotato. I bambini “imparano” ad abbracciare spesso per imitazione e anche perché gli viene detto dagli adulti (abbracciatevi e fate pace, ad esempio). Nei libri per bambini difficilmente troviamo infatti abbracci tra bambini, per lo più tra mamma e bambino. Sarebbe interessante cercarne di più!
Per quanto riguarda Mon tout petit, di cui ho scritto nel blog e che trovo meraviglioso, io non vedo un abbraccio morboso, anche se capisco cosa intendiate. L’abbraccio in quel caso rappresenta simbolicamente un legame indissolubile e fluido tra una mamma e il suo bambino, un legame lungo tutta una vita e oltre.
Mi viene in mente anche lo splendido abbraccio di Sera d’inverno….

22 Maggio 2016
lorella

A volte in un abbraccio si può sperimentare in effetti anche una sorta di trattenimento non voluto per fortuna però un abbraccio non dura per sempre: sono momenti vissuti e lì dentro ci stanno tante emozioni, come hai detto. Poi però l’abbraccio finisce e si ritrova “la libertà” in un tempo molto breve assieme alle sensazioni provate. Quindi per me gli abbracci sono sempre positivi, in ogni caso. Non conosco mon tout Petit e quindi non riesco a dirti se la sensazione di morbosità la condivido, cercherò l’albo. Ps l’abbraccio di Beatrice Alemagna (che vedo nella carrellata delle immagini) mi piace molto: da l’idea di un affetto condiviso

22 Maggio 2016
Piero Guglielmino

Sugli abbracci dei bambini…
Mio figlio (due anni e mezzo) ha iniziato ad abbracciare altri bambini perché stimolato da noi genitori.
Non ricordo i primi abbracci come scaturiti da lui ma sempre da un nostro invito. I contatti fisici tra lui e gli altri sono sempre stati poco strutturati e caotici, se non mediati da noi adulti.
Dopo un po’ ha incominciato ad associare all’abbraccio un potere curativo: ti abbraccio quando hai la bua.
Adesso quando abbraccio mia moglie può avere tre reazioni diverse: sorride e ci guarda un po’ strano, ma sembra che gli piaccia; subito mi separa dalla mamma e si fa abbracciare; si fa prendere in braccio da entrambi e vuole che ci abbracciamo tutti insieme. Quindi per lui l’abbraccio, in questo caso, può significare un unione tra mamma e papà, che gli sembra strana ma gli piace oppure un modo per escludere me ed includere se stesso oppure, infine, un cerchio affettivo che include tutto il bene possibile, il nostro e il suo amore.
Insomma, è un tema molto interessante e in effetti non saprei dire quanto stimolato e profondo negli albi illustrati, considerando appunto le diverse sfaccettature di un abbraccio dal punto di vista di un bambino. Sicuramente “Abbracci” di Liao è un testo fondamentale, in cui viene suggerita anche la componente “ostile” e di “rigetto” di un abbraccio.
Rilancio con le domande: l’abbraccio dei bambini è un gesto istintivo come si potrebbe pensare o è una scelta mossa da estrema consapevolezza? e quanto è mediato e pilotato da noi adulti, che forse ne abbiamo bisogno al loro posto o ne sentiamo la mancanza nel ricordo della nostra infanzia?

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