In Gerald, stambecco gentile di Philip Giordano si intrecciano in modo magico e armonioso le leggende alpine venate di tristezza e ruvido stupore e la folata anticonformista che Munro Leaf ha raccontato magistralmente - per primo - con il toro Ferdinand.

«C’era una volta una montagna altissima, così alta che la sua cima scompariva dietro le nuvole»

Ha un andamento narrativo classico l’incipit di questa storia, ma le immagini geometriche eppure così vibranti di Philip Giordano sono quanto di più lontano dall’impressione paludata che a volte associamo alla classicità. 

«Ai piedi della montagna vivevano gli stambecchi, che passavano il tempo a combattere tra loro»

In questo mondo lontano dall’uomo e isolato, tra abeti, nuvole e prati sterminati le vibrazioni testosteroniche non mancano, perché  gli stambecchi con «corna ricurve come falci di luna» si scontrano e si affrontano, dedicando la loro esistenza alla definizione dei ruoli, ma a Gerald no, non interessano gli scontri: «era uno stambecco gentile».

Un tipo, per dire, che si incanta a guardare la farfalla che posa sul suo corno! 

Gerald preferisce andare ad esplorare la montagna: una vita in salita, circondato da rocce appuntite, corvi, marmotte e galli forcelli.

Una vita solitaria, ma non per forza ostile ai suoi compagni, tanto che quando una valanga mette a rischio la vita del suo branco Gerald non esita un attimo a correre in suo soccorso, conducendo tutti i suoi membri, in alto, tra le rocce più sicure ed isolate dell’alta montagna. 

Ma il richiamo dell’alto, del più in alto, non ha saziato Gerald, che ormai anziano non esita a salire, salire ancora fino alla cima di vette irraggiungibili ai più: un punto di non ritorno?

«Sulla cima, però c’erano soltanto rocce… Ma … presto fu rapito dalla vista di una miriade di stelle che brillavano luminose nel cielo»

Un’ideale montagna rovesciata che mostra a Gerald i suoi fiori più belli, nei vasti campi celesti delle sue volute. È un attimo, il tempo di un balzo e un altro… ma nel volgersi indietro, verso la sua valle lontana, la tristezza coglie Gerald, per il senso di ineluttabilità che la scelta di questo nuovo alpeggio celeste comporta.

«Le lacrime presero a scendergli sul muso. Brillavano come stelle cadenti nel cielo scuro, e ricaddero posandosi sulla cima della montagna»

Indovinate cosa nacque dalle sue lacrime! «I fiori di Gerald, lo stambecco gentile».

Gerald è un rustico filosofo stambecco, un animale dal cuore sognante, ma nel contempo uno spirito davvero gentile che non conosce la vendetta e l’invidia: un montanaro, schietto, che conquista i suoi lettori con naturalezza.

La palette dei colori, che Philip Giordano sceglie per questo libro, è calda e terrosa, anche quando è attraversata dai blu intensi e dai neri pastosi, la campiture irregolari, quasi sbucciate, si percepiscono sotto i polpastrelli, mentre si girano le pagine. Magica la contrapposizione che si crea tra lo stile geometrico della narrazione e i segni liquidi e irregolari che disegnano la volta celeste. Un mix illustrativo vibrante. 

Ho apprezzato una certa fedeltà nella riproduzione dei soggetti (le farfalle disegnate sono effettivamente specie alpine, così come i fiori dei prati!) e i cambi di punto di vista che animano la storia con scorci sempre inaspettati.

Finalmente una storia di montagna, che si immerge nei suoi abitanti e che oltre la leggenda e la vicenda particolare di Gerald coinvolgerà i piccoli lettori dai 4 anni nell’incanto montano della sua flora e della sua fauna.

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Gerald, stambecco gentile Philip Giordano 48 pagine Anno 2019 Prezzo 15,90€ ISBN 9788878747166 Editore Lapis
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