C’era un volta… l’incipiente inverno fa venire voglia di ascoltare storie, no? Orso ha una storia da raccontare è la storia per voi.

L’autunno di Erin e Philip Stead è sospeso: le foglie scendono una ad una, oscillando appena, dondolando con movimenti infinitesimali. Così lontano dall’esplosione di energia autunnale dell’ultimo albo di Suzy Lee, questo è il volto dell’autunno che si spegne, che muore nel freddo della terra.

«L’inverno stava arrivando e Orso cominciava ad avere sonno». Il gesto naturalmente pesante ci suggerisce che il nostro protagonista è già intontito da un ritmo di vita che lo chiama al sonno, ma prima di accoccolarsi per lunghi mesi Orso «aveva una storia da raccontare». Chissà che avventura! L’impellenza è tale che Orso lentamente si incammina alla ricerca dei suoi amici (a chi altro vuoi raccontare una storia!?!).

«“Topo, vuoi ascoltare una storia?”». I suoi amici animali però sono impegnati nei preparativi per l’inverno e così Orso «aiutò topolino a trovare i semi nascosti nella foresta» e infine lo salutò, mentre il piccolo si infilava sveltamente sottoterra. Poi è la volta di Anitra: «“Vuoi ascoltare una storia?”». Gli ultimi venti chiamano gli uccelli e Orso si ferma per aiutare l’amica a cogliere la folata giusta: «“Mi mancherai”» si dicono salutandosi. Poi sarà la volta della buca per l’amica rana, talpa invece non farà neanche tempo a salutarla, già dorme. Basta una pagina infatti e i marroni e i gialli lasciano spazio all’azzurro freddo, carta da zucchero, sul  quale iniziano appena ad aggrumarsi i fiocchi di neve. Anche Orso va a dormire.

Basta poco però e, quando il sole prova a riscaldare di giallo il verde del cielo stranito della nuova primavera, Orso si precipita fuori e tra una capriola e l’altra si ricorda: «“Adesso posso raccontare la mia storia”». Il percorso ricomincia uguale a se stesso: il topino è appena sveglio e ha bisogno di una ghianda, Anatra di una pozzanghera di fango dove riposarsi dopo la migrazione, rana di un po’ di tempo per riscaldarsi al sole e talpa… bisogna solo attendere che si svegli.

Così finalmente riuniti, gli amici sono in attesa, «pronti ad ascoltare» la storia di orso, ma Orso «non riusciva a ricordare la sua storia»… «Alla fine Topo disse: “Forse è la storia di un Orso” E Anatra aggiunse: “Forse la storia inizia subito prima che arrivi l’inverno, quando tutti sono molto occupati”»…

«Orso sollevò la testa… e iniziò la storia così:

«L’inverno stava arrivando e Orso cominciava ad avere sonno».

Il circolo narrativo che innesca questa storia (e che la finisce) è infinito come infinito è il desiderio di ascoltare e raccontare ed è vero e affascinante come veri e affascinanti sono i piccoli episodi della vita che fanno GRANDI le storie. Molto ben riuscita la traduzione di Cristina Brambilla che con l’articolo indeterminativo “una storia” ha saputo tener dentro l’indefinibile bisogno di raccontare e nello stesso tempo la specificità di un’unica avvincente storia. I tempi della narrazione sono rallentati, ripetitivi, quasi sonnolenti e nello stesso tempo le immagini di Erin Stead invitano a muoversi lentamente con attenzione. La capacità di ritrarre di gesti spontanei e forse un po’ goffi dei bambini in questo libro è evidentissima: il pugnetto sugli occhi di orso, le dita che appoggiano con attenzione le foglie secche… La sensibilità cromatica e i gesti evidenti con cui l'illustratrice ha steso il colore davvero affascinanti.

Un libro magico capace di trasportare nel mondo dell’attesa, della condivisione e della amicizia. Un libro delicato capace di far prendere fiato nella fretta e nel rumore della giornata, ideale per aprire un gruppo di lettura ;)

Orso ha una storia da raccontare
Philip Stead - Erin Stead - Cristina Brambilla (traduttrice)

32 pagine
Anno: 2013

Prezzo: 13,00 €
ISBN: 9788883622984

Babalibri editore

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