Le fiabe sono popolate di bellissime donne disposte o costrette a sposarsi con i mostri più inconsueti e la storia de La Bella e la Bestia indubbiamente arriva dall’intrecciarsi di questi moduli antichi. Le versioni si sovrappongono e fioriscono con l’Ottocento, secolo delle fiabe, e se la tradizione russa ha avuto successo per la versione del fiore scarlatto di Sergei Aksav, la più antica versione europea di questa fiaba è attribuibile a Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve e, a costei, si affida il volume della biblioteca dei classici Minalima.

La storia segue sulla falsariga la narrazione disneyana che l’ha resa celebre, ma la arricchisce di un mondo di fate e incantesimi che sono stati sacrificati nella riduzione animata. La storia è figlia autentica della moda delle contes de fées, nata in un periodo strano come la fine del XVII secolo, durante il quale parlare di fate e incantesimi poteva sembrare un’alternativa affascinante all’espressione delle proprie convinzioni. Charles Perrault è influenza evidente nella scrittura dell’autrice francese, che ne rielabora personalmente il mondo, ma che raccoglie l’immaginario meraviglioso e incantevole concepito per allietare, con gentilezza e cortesia, corti di nobili ascoltatori: non troverete infatti in questa storia alcun tratto duro, violento, disturbante (tratti che nelle fiabe affini non mancano!), la storia nasce per insegnare e indicare modelli di comportamento con leggiadria e compostezza. L’impressione finale è quella di un racconto armonico dove nessun accento sfugge al perfetto concerto delle voci: ognuno è al suo posto esattamente dove dovrebbe essere.

La Bella è l’ultima figlia di un ricco mercante, adorata dal padre e dai fratelli, invidiata e osteggiata dalle sorelle. Caduto in disgrazia, il padre sente tutto il peso di non poter offrire ai suoi figli un tenore di vita agiato e spensierato.

La Bella, in questa situazione, rimane un baluardo di integrità, umile, servizievole, sempre sorridente e mai paga di servire, allietare e offrire un sollievo pur nelle condizioni disagevoli di una tenuta senza servitori. Naturalmente bellissima, disdegna gioielli e ricchezza, godendo della bellezza gratuita del mondo a cui sembra appartenere nella sua perfezione innata. In uno dei viaggi che il padre intraprenderà per poter recuperare il suo patrimonio perduto, finirà magicamente per raggiungere la tenuta incantata di una bestia che, in cambio della libertà, chiederà al padre una figlia in sposa. Non immaginatevi suppellettili magicamente animate: il palazzo è indubbiamente incantato, anzi maledetto, perché all’opulenza che si offre agli occhi fa da contraltare un silenzio e una solitudine sinistra e inquietante. La Bestia non ha i tempi contati segnati dal cadere dei petali di una rosa, ma a causa del furto di una rosa obbligherà il padre della Bella ad immolargli sua figlia.

La Bella sosterrà anche questa prova, offrendosi liberamente come volontaria vittima sacrificale: l’onore della famiglia, il bene del padre… i valori vincono senza sbavature ogni pensiero non allineato e La Bella è pronta a farsi mangiare dalla Bestia (questo è ciò che si immagina accadrà!). La Bella arriverà dunque alla dimora della Bestia e la sua vita sarà, inaspettatamente, allietata da magici intrattenimenti e puntuali attenzioni: scimmie e pappagalli sono i suoi servitori, la Bestia appare solo come generoso mecenate. La sera a cena con gentilezza, nell’unico incontro concesso con il padrone di casa, l’unica reiterata richiesta è se la Bella vuole dormire con lui. Al suo diniego, nulla cambia e i giorni trascorrono, tra sogni di principi bellissimi e finestre magiche che le permettono di girare il mondo e svagarsi. L’integrità della nostra eroina troverà un ennesima conferma, quando ella chiederà di poter tornare per un breve tempo alla casa paterna e ritornerà completamente convinta ad accettare la Bestia come sposo. In poche battute la vicenda sembra concludersi: l’incantesimo si scioglie appena i due si addormentano, ormai sposi, nel letto. Eppure siamo solo a due terzi della storia, sì perché il resto della narrazione sarà occupato, come nelle commedie di tradizione romana, dal racconto degli antefatti necessari a compiere l’unico dettaglio rimasto incompiuto nella storia: l’origine umile della Bella. Tra matrimoni e mondi fatati, si scoprirà infatti che la Bella non solo è una principessa, ma addirittura figlia di una celebre fata.

A differenza degli altri classici scelti per questa collana, questo romanzo mostra alcune rigidità date proprio dalla natura del testo, fiabesco. Questo - a mio avviso - ha dei riscontri evidenti sulla poca libertà che gli illustratori hanno avuto rispetto alle altre edizioni dove gli elementi interattivi erano davvero spettacolari, perché unici e spettacolari erano alcuni espedienti narrativi, assolutamente inediti. Purtroppo anche il margine di orginalità che avrebbero potuto ritagliarsi gli illustratori, rimanendo fedeli alla descrizione della bestia, concede a Disney il primato dell’iconografia, ricalcandone le fattezze con poca originalità.

«una orribile Bestia, che con aria furente gli mise sul collo una specie di proboscide simile a quella di un elefante»

Nonostante ciò, la bellezza delle illustrazioni è innegabile: moderna e pur così intonata ai canoni classici della fiaba. Le ambientazioni e i costumi sono lo specchio puntuale della corte del Re Sole e ce ne si sente avvolti come in una caldo velluto bordato di ermellino.

La domanda dunque si pone decisa: ha senso leggere La Bella e la Bestia oggi? Io credo assolutamente sì. Innanzitutto è una storia d’amore, una fiaba con molti dettagli fantasy, scritta quasi 300 anni fa e che, nonostante ciò, mostra un’inventiva intrigante e imprevedibile.

Il modello proposto con l’eroina Bella ha certamente qualcosa di artefatto, ma in ogni caso non si può dire che non sia provocante e interrogante leggere di una donna che scommette la propria felicità sul riserbo, l’accettazione dell’altro e la riconoscenza.

Un figura ottimista e tutt’altro che passiva che si prende il suo principe, nonostante tutto.

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La Bella e la Bestia Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve - Adelina Galeotti (traduttrice) 208 pagine Anno 2020 Prezzo 28,00€ ISBN 9788867225088 Editore L'ippocampo
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