Dopo tre mesi di pioggia (almeno a me sono sembrati tre mesi!), tre giorni di sole e due di grigiume ora preannunciano neve. Doveva arrivare stamattina, ma qui nelle lande desolate della Brianza non si vede ancora niente. Vi dirò che la neve, tutto sommato, mi piace di più della pioggia. Si può stare fuori, si possono fare i pupazzi di neve e giocare a palle di neve sprecando un buona quantità di energia che in casa, quando piove, siamo costretti a incanalare in noiose partite di calcio “lento” in corridoio o giri in bicicletta in garage.

Così pensavo: cosa potremmo fare questo weekend io, mio marito e il pargolo tutti insieme?

Sì perché il “nuovo” (si fa per dire!) imperativo di quest’anno e di tutti i suoi weekend è: rallentiamo e facciamo delle cose belle insieme. Non perché la settimana sia un tempo pesante o brutto - grazie al Cielo siamo tutti contenti di quello che facciamo - ma perché l’occasione di poter stare insieme rende tutto PIÙ bello.

Per dire, quando ero piccola io pensavo che sabato e domenica non potesse piovere mai, per una regola non scritta che essendo giorni di festa non potevano costringermi in casa… (non ricordo come l’amara consapevolezza della non-fondatezza dell’assunto si sia fatta strada… :)

Musei? Tornei di costruzioni di casette e cantieri di Duplo? Maratone di pittura? Concorsi di bellezza per pupazzi di neve? Passeggiate nei parchi? O magari andiamo a cercare un orso, in fondo, «quelli del libro si sono divertiti» Saverio dixit.

Beh, in fondo la caccia all’orso è un’attività che ancora non abbiamo provato e, come Michael Rosen testimonia, si può svolgere con ogni tempo atmosferico (rimane un mistero come i nostri eroi, protagonisti dell’impresa, possano definire un «bella giornata» una giornata in cui si abbatte una tempesta di neve, ma detto ciò…).

E di che libro parliamo? Dell’ultra celebrato classico A caccia dell’orso di Michael Rosen e Helen Oxenbury, appunto, un libro del 1989!

Come la nostra impavida e intrepida famiglia, quella che esce dalle matite, dai carboncini e dagli acquarelli di Helen Oxenbury (quella di Dieci dita alle mani, dieci dita ai piedini per intenderci) si è resa conto che l’avventura che ancora manca al loro carnet familiare è appunto la caccia all’orso e quindi, avendo del tempo per stare tutti insieme, in una ventosa e frizzantina mattina, si incamminano tutti e cinque alla ricerca del plantigrado.

La storia potrebbe proprio essere autobiografica, perché con l’esclusione del mare, anche questa gioiosa famiglia abita in una zona piena di campi fruscianti, fanghiglia, fiumi, boschi… insomma la Brianza… ma nulla li spaventa: si corre, si guada il fiume, ci si toglie le scarpe e si affronta la melma. L’obiettivo è chiaro a fine giornata devono aver trovato un orso «un orso grande e grosso»! Il ritmo dell’avventura è scandito da un testo ripetitivo e cantilenante che ribadisce la ferma convinzione e lo spirito di festante condivisione dei cinque protagonisti+cane, a cui si alternano pagine di divertenti versi che accompagnano la famiglia nel superamento dell’ennesimo ostacolo. Un testo ideale da leggere e “agire” ad alta voce, coinvolgendo tutti gli ascoltatori (più si è, meglio si ricrea l’atmosfera!).

Verso fine mattinata (il sole splende alto nonostante si sia abbattuta una tempesta di neve!) finalmente i nostri eroi giungono ad una grotta: entriamo? Non entriamo? Certo che entriamo! E finalmente OMMAMMA ecco l’orso! E adesso? Ci sediamo a prendere un thè? L’ha portato qualcuno? Forse allora lo catturiamo? Tesoro, hai portato le corde? IO?? Non dovevo portarle io! (Noi ci attrezzeremo meglio!)… Insomma senza corde e senza thè l’orso decide che una sveglia così repentina proprio non gli va giù: insomma è domenica! E lui avrebbe poltrito almeno fino alle 3 del pomeriggio, perché evidentemente non ha figli da intrattenere! Quindi decide di rincorrerli, quegli sfrontati. Evvia, dunque, riattraversa la bufera, riimpantànati nella fanghiglia, riguada il fiume, raggiungi casa e chiudi la porta, perché se l’orso ha aperto il cancelletto ci metterà un attimo ad aprire anche la porta…

I disegni seguono vivacemente e non chiassosamente il testo: a pagine in bianco e nero seguono colorate pagine acquarellate. Le espressioni pacifiche serene dei personaggi riequilibrano il ritmo serrato delle parole, le posture, i gesti dei bambini così come degli adulti sono poi molti realistici e familiari. Ma la forza vera sta nella capacità di cogliere la luce e nella capacità di animare le illustrazioni con l’aria, il vento, la neve, l’acqua: sembra di sentire il risucchio del fango sulle gambe, o di sentire il fischio del vento nel prato, o di trovarsi con i chiurli sulla spiaggia di prima mattina, con il chiarore e le nuvole grigie. Guardate gli sfondi.

Saverio ama molto questo libro, soprattutto per l’animazione che se ne può fare, ma anche per l’avventura e la ricerca che sono temi che gli piacciono sempre.

Oltre all’atmosfera, ciò che ha colpito me della storia è il fatto che siano insieme, tutti insieme, e che nella spensierata avventura ognuno aiuta l’altro, ci si trascina a vicenda, ci si aiuta a mettersi le scarpe… e anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili («Non si può passare sopra. Non si può passare sotto») e bisogna proprio «passare in mezzo», lo si fa tutti insieme.

E poi non dimentichiamo il preziosissimo insegnamento finale, perché dopo aver sprangato la porta la nostra famigliola si fa un esame di coscienza.

Insomma torniamocene a letto, che forse la lezione dell’orso è proprio da imparare: ma domenica mattina non è meglio poltrire sotto il piumone finché si può?

P.S. mio marito ha aperto un dibattito sostenendo che la biondina con il cardigan lillà non è la giovane mamma, ma una figlia maggiore. Io non ci credo!

P.P.S. qui potete godervi e prendere qualche spunto dall’autore che recita il libro.

A caccia dell’Orso

Michael Rosen - Helen Oxenbury
36 pagine
Anno: 2013

Prezzo: 14,00 €
ISBN: 9788804626381

Mondadori editore
Anobii

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