Ho ripreso in mano Il vento tra i salici di Kenneth Grahame, cercando inutilmente di stare dietro agli interessanti Seminari di Alessandra Starace. Ricordavo di aver già sentito il racconto delle avventure di Tasso, Rospo, Topo e Talpa, ma non sono riuscita a trovare tra i vecchi libri della mia infanzia alcuna traccia del loro passaggio e così mi sono indirizzata ad una edizione (Rizzoli) che mi aveva particolarmente colpito per la modernità delle immagini a cui si accompagnava.

La lettura di questo romanzo primonovecentesco (1908) si è poi rivelata un’ottima scoperta da proporre al mio 7enne, alla ricerca di storie d’avventura e grandi amicizie. La storia ha il sapore e i tempi lenti di un’epoca che per i giovani lettori d’oggi è lontana anni luce e forse per questo è capace di affascinare e coinvolgere, forse più di quanto non fece allora. Gli 11 capitoli (in realtà avrebbero dovuto essere 12*) raccontano le avventure campestri di 4 amici, tra fiumi, prigioni, tane sotterranee, auto velocissime, lente barche sonnolente, vitaminici carrozzoni, furti, evasioni… La trama si basa su un filo conduttore pacato e ragionevole che è rappresentato da Topo e Talpa, il nucleo iniziale di amici che va formandosi quasi per caso su un fiume, fiume che con la sua costanza è specchio fedele di questa amicizia:

«“Sai che ti dico? Faresti meglio a stabilirti da me per un po’ di tempo. È tutto molto semplice sai … ma credo che potresti trovartici bene. Ti insegnerò a remare e a nuotare, e presto sarai in confidenza con l’acqua quanto noi”. La Talpa fu così commossa da quelle parole gentili, che le mancò il fiato per rispondere».

I due personaggi sono differenti, ma complementari: più ingenuo l’uno e più saggio l’altro, eppure capaci di sostenersi, appoggiarsi e guidarsi a vicenda con molto affetto, attutendo le spigolosità e gli eccessi del carattere dell’altro.

Su questo filo narrativo stabile si innesta un linea piuttosto movimentata guidata dal mutevole quanto entusiasta carattere del giovane rampollo Rospo che consuma le sue passioni una dietro l’altra, che incappa in incidenti e disavventure nati dalla sua boriosità e dal suo - a volte - cieco trasporto e che, in un modo o nell’altro, coinvolgono i pazienti amici. A questo trio si aggiunge la figura esterna, ma necessaria all’equilibrio finale, del vecchio e schivo Tasso.

Le avventure si incatenano e a volte si sovrappongono con salti temporali tra un capitolo e l’altro, tuttavia questa non omogeneità complessiva quasi scompare in una lettura a capitoli, episodica, come quella che facciamo la sera io e il mio primogenito.

Il fascino di questo libro sta nell’ambientazione e nei modi dei personaggi che a distanza di un secolo appaiono quasi esotici: i modi cortesi di trattarsi vicendevolemente nello loro formalità sono affascinanti, l’amore per i piccoli oggetti e l’attenzione alla rappresentazione degli spazi interni ed esterni, gli odori della terra nello scorrere delle stagioni, i mestieri dimenticati e i ritmi della vita scanditi dal tempo metereologico così come le descrizioni della campagna inglese che tanto riecheggiano i disegni di Beatrix Potter regalano ai bambini di oggi scorci dimenticati di una storia non molto lontana. Il tutto grazie ad una narrazione che non per forza si sente obbligata a spiegare ogni dettaglio, ma che lascia invece molti spazi che il lettore potrà riempire con la sua immaginazione: ad esempio a quale mondo abbandonato Tasso ha collegato i suoi cunicoli? Cosa ne sarà della casa di Talpa?

La cura lessicale e la costruzione sintattica abbastanza complessa obbligano a cimentarsi con una lingua ricca ed elaborata eppure molto seducente (quanti nomi di erbe e fiori abbiamo dovuto andare a cercare!!).

Il tutto però calato in un racconto di animali e di amicizia, dove la casa, il viaggio, la natura, il coraggio e il rispetto reciproco si svolgono con colpi di scena avvincenti e un ritmo serrato, coinvolgendo anche i lettori più esigenti. Ci sono giri del mondo all’interno di carovane gialle, avventure d’inverno tra metri di neve, corse a perdifiato in auto da corsa, prigioni lugubri e fughe rocambolesche, case occupate e tranquille gite in barca, racconti sognanti di marinai alla ventura e piccoli amici che non riescono a raggiungere la scuola.

Una nota sulle illustrazioni di David Roberts. Ero incuriosita che un illustratore tentasse uno stile moderno su un testo come questo abituato forse a acquerelli ed incisioni ottocentesche. Eppure lo stile compito molto dettagliato, alternato ad acquerelli che donano carattere alle scene e una naturale inclinazione per la descrizione di spazi ampi e nello stesso tempo delle trame minute delle superfici riesce a non snaturare forzatamente il tono novecentesco del testo. Un esempio, a mio parere, di ragguardevole sforzo mirato ad accordarsi ad un tempo diverso dal proprio.

Un buon romanzo da leggere insieme a partire dai 6 anni e che invece può essere regalato ad un buon lettore di 8 anni.

*N.B. Attenzione perché questa edizione è mancante di un capitolo “The piper at the Gates of Dawn”. Questa la spiegazione data dall’editore: «Il capitolo non narra le avventure di Topo, Talpa, Rospo, Tasso e gli altri, ma interrompe l’azione per parlare del dio Pan, appartenente alla mitologia greca. Nonostante il capitolo non sia incluso, Pan però compare lo stesso nel libro: è presente fugacemente in ogni cosa».

Fate attenzione perché anche le più recenti edizioni sono spesso mancanti di uno o più capitoli, poiché non considerati appropriati per i bambini.

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Il vento tra i salici Kenneth Grahame - David Roberts - Stefania Di Mello (traduttrice) 256 pagine Anno 2012 Prezzo 23,00€ ISBN 9788817058889 Editore Rizzoli
Commenti
31 Agosto 2018
Maria

Cara Anna, purtroppo e incomprensibilmente questo testo non è molto popolare in Italia: basti pensare che le ultime edizioni del 2015 hanno una traduzione storica ben più datata. Il volume tradotto da Fenoglio in suo possesso è l’edizioni dell’Einaudi?

10 Agosto 2018
Anna Panzavolta

Grazie per la bella recensione di un libro che ho sempre amato moltissimo. Ne posseggo tre edizioni: una in lingua originale, una tradotta da Fenoglio e un’altra con bellissime illustrazioni dedicata ai bambini. Anche io mi sono chiesta perché quest’ultima non contenesse il capitolo (mi pare n.7) in cui si parla del dio Pan. Mi pare fra tutti, se non il più bello, sicuramente quello più onirico. Avrei voluto leggerlo a mia figlia quando era piccola ma ho provato con l’edizione di Fenoglio e per lei era troppo complicata. Mi chiedevo se esistesse un’edizione italiana con una traduzione più recente di quella di Fenoglio e che contenesse anche il capitolo “scomparso”. Ti sarei grata se potessi aiutarmi. Grazie. Anna

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