La pietra blu di Jimmy Liao è un libro che è da anni che mi chiama. Rimasi folgorata dalle immagini qualche anno fa a Bologna, naturalmente non compresi tutto dato il testo cinese, ma rimasi colpita dall’imponenza interlocutoria di questa protagonista.

E in effetti la protagonista de La pietra blu è una pietra, soggetto quanto mai inconsueto, statico, inerme, eppure Jimmy Liao riesce ad infondere a questo personaggio espressioni talmente emozionanti da essere dolorose.

«La pietra blu giace serena nel profondo della foresta», ama tutto ciò che la circonda e «crede che rimarrà qui per sempre», ma un giorno invece viene spaccata a metà e una parte viene portata via.

«Appena comincia il viaggio, già sente la nostalgia». Guardate lo sguardo che si scambiano le due pietre e ditemi se non è straziante!

Inizialmente il tempo viene scandito proprio da quell’evento traumatico: 18 mesi dopo la separazione la pietra blu (quella portata via) è diventata una splendida scultura, poi un giorno un palloncino blu le ricorda l’«altra metà rimasta nella foresta. Sopraffatta da un’intensa nostalgia, in un istante va in frantumi».

Passano altri 9 mesi e la grande meravigliosa pietra azzurra, un po’ più piccola, si trasforma in un’altra scultura. Poi una sciarpa di seta blu «ondeggia al vento, e la pietra comincia a pensare all’altra metà rimasta nella foresta. Sopraffatta da un’intensa nostalgia, in un istante va in frantumi».

Passeranno altri 6 mesi, la pietra è più piccola, poi un altro dolore un cappello blu e l’intensa nostalgia la frantuma nuovamente. Da qui in avanti il tempo non è più contato, si parla di tempo, tanto tempo, anni, un’infinità. Jimmy Liao non si accontenta di farci capire il percorso, ma ci fa viver ogni dolorosissima tappa di questo percorso, dolore dopo dolore, morte dopo morte: sembra che la misura della sopportazione sia colma e invece la pietra continua a trasformarsi e a (di)struggersi di dolore e nostalgia. La pietra attraversa e assiste alla vita di molti, alle sconfitte di ciascuno, a tante, tante fini, ma la nostalgia non diminuisce lenita dal tempo, tutt’altro. Fino a che ormai polvere impalpabile riesce a volare e a ritornare al luogo amato che la costituiva.

In un primo momento - mi sono detta - è un libro sulla nostalgia, ma andando a fondo, leggendo e rileggendo queste pagine mi sono accorta che il punto era immediatamente prima: l’attaccamento. 

John Bowlby, psicanalista britannico, descrisse compiutamente questa fase cruciale dell’infanzia dei bambini: la madre instaura un legame profondissimo e immediato con il figlio e la frattura di questo legame produce un disagio e una disperazione con esiti che si ripercuotono su l’intera vita futura. Siamo fatti per appartenere carnalmente a qualcuno. Allontanandoci un poco da questa lettura quasi psicoanalitica, credo che l’attaccamento stia alla base della felicità delle persone e non solo dei bambini. Per chi torni a casa ogni sera? Per chi ti alzi la mattina? Chi fa nascere in te la nostalgia, ovvero la certezza di una felicità possibile? Questa sensazione credo sia propria del cuore di ogni uomo alla incessante ricerca della felicità. Chi disseta il tuo cuore? Che volto ha il tuo rifugio felice? A chi appartieni? A chi sei attaccato?

Le pagine di Jimmy Liao sono dense di questi interrogativi, il blu elettrico della pietra è un monito, lo spingersi fin quasi al contorno esterno della pagina è un richiamo doloroso che la pietra rimasta urla, nella sua immobilità.

E poi intorno c’è tutto il resto: i simboli, le storie fratturate, il dolore forgiante, l’allegria, la malinconia, la vita, la morte. Jimmy Liao è tutto questo.

Un libro vibrante che urla il suo bisogno e che una forte provocazione a ridirsi a chi si guarda nella vita.

Un libro per adulti, sferzante, doloroso, unico.

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La pietra blu Jimmy Liao 144 pagine Anno 2019 Prezzo 22,00€ ISBN 9788899842628 Editore Camelozampa
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