Francesca Sanna

Francesca Sanna

Tra i protagonisti della prossima mostra degli illustratori della Bologna Children’s Book Fair troviamo Francesca Sanna, già nota per molti lavori approdati sugli scaffali italiani, storie che pur nella gentilezza dello stile toccano tematiche per nulla scontate nel panorama della letteratura per l’infanzia come la guerra, l’angoscia.

→ Potete seguirla attraverso il suo sito o attraverso Instagram.

In attesa di vedere le sue tavole esposte alla mostra degli illustratori, ecco cosa ha risposto alle nostre brevi domande. Grazie!

Sanna Francesca

Sanna Francesca

1) Che cosa significa per te illustrare?

Per me l’idea di illustrare dipende un po’ da come nasce il progetto che devo illustrare. Prendiamo il caso di un libro. Trovo sia un lavoro abbastanza diverso illustrare il testo di un altro autore o un’altra autrice, o illustrare una storia scritta da me. Nel primo caso l’attenzione è sul rapporto tra una storia scritta che già esiste, si deve creare una relazione, un’armonia (o disarmonia) tra due elementi quando il primo già c’è. Nel secondo caso questa relazione è sempre da creare ma partendo da zero, e io spesso inizio dalle illustrazioni e poi sono le parole che seguono le immagini. Penso che la cosa più importante in ogni caso sia il focus su questo rapporto tra i due, e che sia questo rapporto (di analogia, di rottura, di parallelismo) che crea l’albo illustrato.

Nel caso delle tavole selezionate per la Mostra degli Illustratori, ad esempio, sono illustrazioni basate su un testo molto poetico di Patricia MacLachlan, che non racconta propriamente una storia ma racchiude già delle immagini. Io con le illustrazioni ho occupato un po’ lo spazio che veniva lasciato libero, cercando di delineare una storia e allo stesso tempo ho cercato di rispettare il testo, cercando però di non ripetere didascalicamente gli elementi che ne erano già presenti (spero di esserci riuscita!).

2) In che modo lavori?

Lavoro in maniera abbastanza disordinata. Visto che mi sposto spesso, una volta che definisco a matita gli sketches delle mie illustrazioni, vado avanti digitalmente, con una libreria di textures che porto con me nel mio computer o ipad. Il processo cambia sempre un po’ a seconda del libro ma ci sono dei passaggi che rimangono – ad esempio definisco per ogni libro la palette di colore e le sue variazioni durante la storia prima di iniziare qualsiasi altra cosa. Per le illustrazioni selezionate a Bologna, ad esempio, sono partita da un “limite” che era quello di avere scelto per il design del libro di avere alcuni tagli nelle pagine, per collegare le forme di foglio a quelle dei successivi. Questi tagli “netti” mi hanno portato a lavorare più del solito con forme geometriche.

3) Che cosa ami del tuo lavoro?

Mi piace avere a che fare con argomenti, temi, elementi, idee molto diverse tra loro, a seconda del progetto di libro a cui lavoro. Un altro elemento che mi piace davvero è che di solito ogni progetto prende un arco di tempo di diversi mesi (se si considera anche la produzione di un libro e la promozione anche diversi anni!), e che quindi di sicuro il risultato finale conta, ma conta anche tutta la ricerca e il processo che lo precede. Si imparano tante cose illustrando o scrivendo un libro, e sono sempre elementi che rimangono anche quando il libro è finito.

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