Marco Somà

Marco Somà

Siamo oggi molto onorati di ospitare Marco Somà, cuneese anno 1983, che per il terzo anno consecutivo è stato selezionato per la Mostra degli illustratori della Fiera di Bologna. Sempre a Bologna potrete ammirare i suoi lavori allo Spazio & a Bologna alla festa per i 10 anni di Kite. Io vi racconterò di Robot. Grazie!

Cosa significa per te disegnare?

Per me disegnare è da sempre un modo per comunicare qualcosa agli altri. Fin da piccolo, come tutti, usavo il disegno per “raccontare” momenti della mia vita famigliare, crescendo, questa cosa non si è sopita ed ho continuato a sentire la necessità di raccontarmi un po’ attraverso le immagini. Oggi che sono un illustratore e lavoro al servizio di un testo scritto, il disegno continua ad essere uno strumento per raccontare e raccontarmi.

In che modo lavori?

All’inizio di ogni progetto dedico molto tempo alla ricerca. Mi nutro di tutto: fotografia, film, arte, letteratura, insomma, tutto ciò che in qualche modo può contribuire a farmi trovare la giusta chiave di lettura per il racconto. Successivamente inizio a dar forma alle idee attraverso delle bozze. Per questa fase a volte mi servo solo di una matita o una penna e di una moleskine, altre volte utilizzo anche il computer per comporre l’immagine nello spazio effettivo della doppia pagina. Una volta individuata una traccia di tutto il libro, una sorta di storyboard preliminare, procedo a lavorare sui definitivi. Con una matita disegno tutti i contorni e i chiaroscuri dell’immagine, quando poi il disegno al tratto è completo passo al computer dove procedo con la colorazione attraverso un collage di carte e materiali di riciclo che sovrappongo al disegno.

Cosa ami del tuo lavoro?

Mi piace aver a che fare con progetti sempre diversi, sia nei contenuti, che nella forma. Ogni libro è sempre una sfida! Mi piace fiondarmi ad aprire la scatola dei libri freschi di stampa, appena arrivati a casa. Mi piace che il mio lavoro mi permetta di incontrare spesso tanti bambini e mi piace avere la possibilità di confrontarmi con loro. Mi piace l’idea che i libri e le mie immagini possano andare in giro per il mondo e raggiungere persone lontanissime. Mi piace sentire il rumore della matita sulla carta che si confonde con il russare di Indiana (il mio cane) che sonnecchia acciambellata ai piedi del tecnigrafo.  Mi piace che sia un lavoro che amo.

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