Oggi sono andata a colloquio con la maestra della scuola materna di Saverio. È impressionante come discutendo insieme di uno stesso argomento, parlando e ascoltando, si abbia la possibilità di approfondire e comprendere meglio le proprie impressioni. Il confronto aiuta a definire i contorni dei propri pensieri e così mi sono accorta di come Saverio, crescendo, stia cercando di mediare/gestire emozioni contrastanti. Voglio e non voglio, sono piccolo e sono grande. Insomma ho scoperto l’acqua calda, direte. È vero. Però ultimamente mi ero stupita di come a momenti di paura («mamma accompagnami in bagno perché magari ci sono dei mostri…») si alternassero attimi di baldanza («vado a lavarmi le mani» al buio senza accendere la luce :)). È proprio vero che la fase della paura non è paura “vera”, è un momento di adattamento al mondo.

Quando quest’estate la paura del buio ha fatto capolino, avevo comprato Il grosso brutto dinosauro di Martin Weddell e Leonie Lord: avevo letto recensioni entusiaste e mi ero fidata.

Effettivamente l’albo mostra alcune caratteristiche originali, anche se in fondo qualcosa non mi ha convinto.

La prima cosa che spiazza positivamente è l’ambientazione: un libro sulla paura, ambientato di giorno. Infatti il brutto mostro spaventoso, un grosso e squamato tirannosauro verde, arriva in una bella giornata primaverile, pervasa da una luce freddolina, in una villetta spersa tra le colline inglesi. La linea lieve e sgranata di Leonie Lord, i colori sbiancati e tenui, le campiture sfumate e l’effetto omogeneo tipico dell’intervento digitale creano un’atmosfera serena e attutita, che davvero non ti aspetteresti. La storia si snoda facilmente e il simpatico dinosaurone più che terrificante appare da subito come un guascone impertinente che, con i suoi sorrisi dentuti e le sue ditina espressive, comunica al piccolo Tom la sua intenzione di papparsi qualcuno! Il savoir-faire di Tom è proprio inglese, il piccolo infatti cerca di dissuadere il lucertolone e solo quando si rende conto della cocciutaggine del tirannosauro perde realmente le staffe. Inizia un vivace e simpatico inseguimento, al termine del quale il piccolo Tom ha la meglio, grazie all’aiuto del piccolo cagnolino Billy. Il lucertolone dopo una prima protesta, cede alle lacrime, viene obbligato a rimettere tutto a posto e finalmente gli viene offerta una scodellona di spaghetti che sazia la sua fame, tanto che alla fine può allontanarsi felice alla ricerca di qualche altra fonte di sostentamento. La vicenda è davvero brillante e si presta in modo perfetto alla lettura ad alta voce: versi, battute, pianti, gridolini (ricalcati e guidati da font di vari colori e dimensioni)… ma anche sequenze di gesti mimabili, espressioni facciali e posture goffe da imitare. Inoltre il “cattivo” non è poi così spaventoso come sembra, tanto che il riso spesso ruba spazio al pathos, il limite è forse che l’uniformità sbiadita delle immagini risulta alla fine un po’ scontata e noiosa.

Ma ciò che lascia, a mio parere, l’amaro al fondo è la solitudine del piccolo Tom: certamente le paure quotidiane sono affrontate e devono essere affrontate personalmente dai bambini come ha fatto Tom, tuttavia io credo che per farlo, l’amore, il sostegno e il “tifo” dei propri genitori sia essenziale. È perché la mamma viene con te al bagno che inizi a pensare di poterci andare da solo anche al buio, ma anche quando ci vai da solo, la mamma è lì con te. Per questo mi chiedo perché inserire i genitori di Tom nella storia e lasciarli spettatori passivi? Perché mai la mamma rimane sdraiata sulla sdraio (si vede che l’autore è un uomo!!) e il papà non si distoglie dal suo tosaerba? La famiglia si ricostituisce solo alla fine quando i genitori si complimentano con il piccolo Tom. Mmmm.

Insomma a Saverio è piaciuto, ha riso e si è spaventato, io ho trovato che sia perfetto per letture collettive, ma in fondo sono rimasta un po’ intristita.

Il grosso brutto dinosauro

Martin Weddell - Leonie Lord
32 pagine
Anno: 2013

Prezzo: 12,50 €
ISBN: 9788878742918

Lapis editore
Anobii

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