Cara Beatrice, (ti do del tu perché i fan svitati credo che facciano così!)

ultimamente ti sto perseguitando, forse inizierai a pensare che io sia una sorta di pericolosa fan che perde il controllo e decide di palesarsi a casa tua come se fosse la tua migliore amica o che dopo questa prima lettera inizia a scriverti tutti giorni lasciandoti, per lo meno, perplessa.

Prometto non lo farò. E se riuscissi a strappare un viaggio a Parigi a mio marito, prometto che non cercherò il tuo indirizzo sulle pagine gialle (anche perché sarò occupata a fare incetta di croissant, baguette e macaron).

Permettimi però di scriverti oggi perché vorrei parlarti (di nuovo) del tuo lavoro e in particolare di La gigantesca piccola cosa.

Lo sai il tuo mondo mi ha incantato -l’ho scritto in tutti i modi possibili, anche se con aggettivi ricorrenti perché i sinonimi non funzionavano (!) - e il tuo lavoro, per quello che ho incontrato, mi ha sempre colpito.

Ebbene cara Beatrice, tu sei proprio l’illustr-autrice che fa per me e, anche se quel piccolo mostrino di mio figlio :) non ti capisce, non importa: il blog è mio, lui non sa leggere e io metterò 5 stelle (su Anobii) ai tuoi lavori, anche se il treenne in questione te ne attribuirebbe al massimo 2. Lo so è una questione di educazione (sua), infatti sto pensando di preparare degli audiolibri e costringerlo coattamente ad ascoltare i tuoi libri: mi chiedo quanti giorni dovrei tenerlo a casa dalla scuola materna…

Ma senza divagare, parliamo del tuo libro. Incomincio con una minuscola e piccolissima nota: te l’ho già scritto, capisco che il formato da libro d’arte sia adeguato al contenuto e confermo che libri di queste dimensioni si prestano a diventare tunnel di trenini e recentemente pensiline per i viaggiatori, ma io vorrei potermi portare La gigantesca piccola cosa in borsa. Sì vorrei potermi portare in borsa questa tua storia per poterla leggere di quando in quando. Vorrei potermi ricordare di come la felicità e il bello vadano a braccetto, di come la bellezza sia imperfetta e di come la felicità possa essere piccola, da scovare. Vorrei potermi ricordare di come la gioia sia una scelta di libertà e che se uno sta fermo sulla porta con il suo coccodrillo domestico si perde la vita. Se potessi vederla, la signora vecchia, qualche mattina sul treno mentre vado al lavoro forse me ne ricorderei!

Il treenne ha colto solo una superficie della storia, anzi non ha colto il filo, ma come biasimarlo? Io credo che lui sia ancora nella posizione originale di gioia da cui forse noi adulti ci siamo allontanati.

Devo dire che ha sorriso di fronte al piccolo in braccio, ma cosa sa dell’emozione di tenere un piccolo cuore in braccio? Ancora niente. I tuoi disegni così veri, materici, imperfetti mi confermano nell’apprezzamento del tuo piglio: mi piace la linea nera, la scelta dei gesti rappresentati, la tecnica, i colori, la luce, le trame…

I testi essenziali e connotativi dicono tutto quello che basta: né più né meno.

Un libro che andrebbe stampato in edizione economica e “portabile” e che andrebbe lasciato fisso in ogni borsa, perché ogni adulto possa recuperare quell’atteggiamento originale di attesa e mossa che tu descrivi così bene. Al di sotto dei 10 anni non serve leggerlo perché di solito la gioia è ancora protagonista della vita.

Grazie.

P.s. Sto leggendo man mano tutti i tuoi libri che mi ero persa, ma distanzierò le recensioni così che la mia ossessione non ti spaventi più del necessario! :)

La gigantesca piccola cosa

Beatrice Alemagna
40 pagine
Anno: 2011

Prezzo: 24,00 €
ISBN: 9788860366627

Donzelli editore

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Commenti
8 Luglio 2016
Intervista a Beatrice Alemagna, una storia sbeccata – Scaffale Basso Scaffale basso

[…] La gigantesca piccola cosa, Donzelli, 2011 […]

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