Quando si legge un albo illustrato di Fabian Negrin si ha l’impressione di entrare un mondo al di fuori della realtà. Risucchiati dalle pagine di Dov’è la casa dell’aquila? sembra di ritrovarsi su una pancaccia di legno nel tepore lieve di un focolare tra i riflessi rossi, assorbiti dalle travi in legno, in uno dei dipinti di Georges de La Tour (osservate con attenzione anche i gesti delle mani). Ed effettivamente ci troviamo in una modesta casa di una famiglia di allevatori alle prese con un'aquila affamata di agnellini. Il dialogo sommesso e preoccupato, tra le mura domestiche,che preannuncia appostamenti e spari viene udito dal piccolo di casa già a letto: «Son belli gli agnelli e i piccoli animali, ma io devo salvare le aquile reali». La rima ci conduce in fretta fuori dal letto con il cappello di pelliccia di marmotta ben calcato sulle tempie e un pigiamino verde a pois: l’ambientazione si connota in senso più americano. Il piccolo cerca nella notte la casa dell’aquila, chiedendo aiuto a tutti gli animali che incontra lungo la strada:

«Di qui o di là? Chi è che lo sa? “Sua Altezza è a caccia vola alta in cerchi. Sei più furbo se non la cerchi.”» risponde cauta la volpe al chiaror lunare.

Le tavole che ritmano il viaggio scandiscono lo scorrere di una giornata intera, sono quadri fissi di dialoghi apparentemente muti che lasciano senza fiato per bellezza compositiva. L’alba che illumina le cime e lascia ancora nel buio della notte la valle sembra un’istantanea rubata in un attimo fortunato. La meraviglia si ripete nel sottobosco appena percorso dal sole mattutino e poi sulla distesa di felci attorno al lago nella ferma limpidezza di una fredda mattina in montagna e così tra le rocce e i prati tra le tane degli e poi tra la nebbia pomeridiana tra i ghiaioni e i rifugi degli stambecchi.

In un viaggio ascensionale incontriamo e ascoltiamo le voci della fauna di montagna (di stampo europeo), da quelli in valle (scoiattolo, volpe) fino a quelli di alta montagna (solo la salamandra pezzata, forse, è fuori posto). I ritratti degli animali sono accurati, quasi fotografici e la scelta di non umanizzarli né di mimare la partecipazione al dialogo con il bambini li rende austeri e molto realistici.

Parallelamente vi è tutta la storia illustrativa di posture e movimenti del piccolo protagonista: in piedi, accucciato e stretto al suo orsetto di peluches o mentre gli annusa un orecchio sovrappensiero, assorto mentre sfiora una foglia… un catalogo umanissimo di pensieri e pose bambine che possono sfuggire, ma non fatevele sfuggire!

Fino a che sul far della sera ecco il nido dell’aquila: «“Sua Altezza. Lei è in grave pericolo!” “Qui sei tu quello più a rischio, piccolo”».

La regina del cielo non ha alcun timore di fucili, bambini curiosi e madri arrabbiate e caricato il piccolo sul dorso lo riporta a casa.

Nel momento dell’incontro, il clima torna intimo, personale e il dialogo muto di sguardi lascia al lettore l’onere delle parole.

«L’aquila volò liquida

e scomparve in una nuvola:

la sua casa è la montagna ripida.

Questa storia è vera o è una favola?»

A parte il vigore e l’intensità delle immagini che da sole meriterebbero di essere guardate, Fabian Negrin costruisce una struttura narrativa non scontata dove al dialogo iniziale (reale?) segue una storia o una favola in rima, fatta di scoperte e dialoghi svolti nella lingua degli animali. L’avventura scaturita da un senso di protezione e di amore per le creature, porta il bambino a compiere un viaggio di scoperta e di prova, pur tra le mille voci scoraggianti fino alla vetta.

Un’avventura breve e intensa, un albo bellissimo (sulla montagna e) sulla convenienza del non scoraggiarsi, perché alla fine si giunge fino alla casa dell’aquila. Da regalare ai bambini dai 3 anni.

Dov’è la casa dell’aquila?
Fabian Negrin 

28 pagine
Anno: 2017

Prezzo: 14,00 €
ISBN: 9788899064679

Orecchio acerbo editore

[shareaholic app="share_buttons" id="15118398"]
Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *