Il tempo che dedichiamo a stare con i nostri figli è prezioso. E non si tratta solo dei grandi momenti che dedichiamo loro: quando i miei genitori portarono me e i miei fratelli a Strasburgo con loro, probabilmente facemmo molte cose, eppure io ricordo quasi esclusivamente la torta di ciliegie che fecero preparare al ristorante per il mio compleanno. Dello zoo di Innsbruck, raggiunto dopo ore di viaggio, io ricordo solo di aver lasciato il binocolo alla vasca delle lontre, della gita a Gardaland ricordo invece solo la fila fatta con papà per salire sulla giostra con i tronchi.

Eppure ricordo benissimo mio papà seduto con la schiena appoggiata all’armadio, con un occhio chiuso («così si riposa!»,[l’occhio], ma con il senno di poi direi che stava per crollare dal sonno), che ci raccontava della storia del brigante Barbanera. Ricordo mia mamma che mi accompagnava, con un mestolo in mano, alla ricerca dei ladri nel buio delle camere da letto. Ricordo mio nonno Giorgio che mi teneva la mano per farmi addormentare e mio nonno Gildo che mi accompagnava silenzioso a lezione di equitazione. Io credo che siano i gesti quotidiani, l’empatia, l’affetto, la relazione costante e fruttuosa ciò che si imprime nei ricordi dei piccoli. Non per niente all’origine della nascita di questo blog c’è una tradizione libresca istituita dalla mia mamma.

Per questa intuizione non ho potuto non innamorarmi subito di Every Friday di Dan Yaccarino, che racconta appunto di un semplice ma efficace momento “costruito” apposta da un papà e dal suo bambino. In realtà, prima di averlo tra le mani, pensavo che il racconto fosse autobiografico, nel senso che l’autore raccontasse di sé e di suo padre, invece – e qui tanto di cappello a Dan! – l’autore narra di cosa fa con suo figlio Michael, da quando aveva 3 anni. Davvero encomiabile!

Insomma il breve album racconta di cosa succede tutti venerdì in una non specificata famiglia newyorkese simil anni ’50.

Sono le 7.55 e la mamma, che sembra una copia di Betty Draper, sta imboccando un piccolo seduto sul seggiolone, mentre con un rossetto perfetto (che neanche io in occasioni formali!) allunga un bacio al marito che, con un impeccabile completo a quadri, si appresta ad uscire con un bimbetto, che avrà 4 o 5 anni, tutto impettito con il suo berretto. La partenza potrebbe essere frettolosa, ma dalla coppia di pagine successive il ritmo rallenta immediatamente e il discorso diventa subito universale.

Padre e figlio escono, salutano il portiere, guardano i negozi aprire, scrutano il palazzo in costruzione diventare sempre più alto, si fermano alle vetrine, salutano il giornalaio, contano i cani etc. etc. Un percorso che immaginiamo identico a sé stesso venerdì dopo venerdì, ma un percorso emozionante. Nel marasma frettoloso di una città caotica, nel brulichio di macchine, autobus e passanti la costanza di quel percorso e il legame evidente tra quel papà e quel bambino li isolano come in una bolla di felicità, dove ci sono innanzitutto loro due. Ma non solo, perché l’eccitazione dello stare insieme con la neve, con la pioggia, con il sole, con il freddo crea una sorta di onda positiva che investe contagiosamente chi li incontra e che a sua volta “give them right back”. Fino a quando giungono al diner, molto americano, e si siedono a far colazione insieme e mentre mangiano “Dad and I talk about all sorts of things”, e lì tra la tazza calda, i muffin, la cameriera, il facchino con il papillon e gli occhi che brillano (anche se sono piatti!) del bambino che guarda il suo papà è facile sentirsi invidiosi e vorresti essere lì con loro e sapere che cosa mai si raccontano (e cosa si raccontavano quando il piccolo aveva 3 anni!). E quando mano nella mano lasciano il diner capisci perché il bambino “Already, I can’t wait” e anche tu vorresti fosse già venerdì.

Questo libro è davvero un regalo che ci si fa. Dan Yaccarino ci regala un momento molto personale e privato, ma con la capacità di coinvolgere gli ascoltatori/lettori e destare in loro  il desiderio di creare per sé un momento così. La narrazione, infatti, seppur centrata sul “noi” non nomina mai di fatto luoghi, nomi o cose, permettendo alla vicenda di universalizzarsi e diventare genericamente la passeggiata di un papà qualsiasi con il suo bambino. Le frasi sono brevissime, descrittive: le immagini parlano da sole (quindi anche chi si vuol far scoraggiare dall’inglese non lo faccia!) e infatti il testo è posto quasi costantemente sotto ad esse, come se fosse una didascalia. Il tempo è dilatato, soprattutto nella parte relativa alla passeggiata: perché sono quei passi, messi uno dopo l’altro, che si imprimo nel cuore, forse più delle mille parole dette poi, di fatto, davanti al caffelatte, sono come punti d’oro che quei piedi del papà cuciono nel petto del figlio: un ricordo luminoso. Infatti del momento al diner la narrazione non ci dice niente, lasciando a quella bolla di felicità che sono i due, la meritata privacy.

Le illustrazioni, molto americane, sono bellissime: tavole di colori tagliate al vivo si alternano a tavole con riquadri più piccoli. Il mix di linee e colori crea effetti piatti meravigliosi: la bidimensionalità delle figure è comunque tonda, l’accuratezza delle trame dei tessuti e dei vestiti emerge su sfondi spesso bicromatici dove è la linea colorata a raccontare l’ambiente. L’ambientazione newyorkese anni Cinquanta e le illustrazioni a tutta pagina non risultano mai oppressive o appesantite, ma piuttosto ariose: i palazzi onnipresenti creano una trama di colori allegra e viva. Il bianco, spesso utilizzato come campitura per il piano su cui poggiano i personaggi, ma che “contagia” anche figure e oggetti, illumina le illustrazioni e evidenzia la dinamicità della storia, grazie alla leggera sottolineatura del movimento attraverso le ombre, o grazie ai contrasti tra i personaggi in movimento. Le figure sono espressive e sorridenti e la stilizzazione con cui vengono create dona loro una personalità unica. Saverio ama moltissimo questo libro e sono settimane che cerca di istituire con il suo papà un momento speciale. La prima proposta è stata: «andiamo tutte la mattine in pasticceria», passando poi per «potremmo andare al cinema tutte le settimane»: i lavori da noi sono in corso… La lingua inglese poi lo ha incuriosito e così, di default, lo leggiamo sempre due volte: prima in inglese e poi in italiano :)

È la ripetitiva quotidianità, fatta di piccole cose che scava nel cuore e nei ricordi: si può partire da qui!

Certamente potete pensare a un bel regalo per il vostro papà, e il prezzo davvero contenuto non sarà che un incentivo!

Every friday

Dan Yaccarino
32 pagine
Anno: 2012

Prezzo: 4,72 €
ISBN: 9781250004734

Fish square editore
Anobii

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Commenti
5 Novembre 2015
La Tata Maschio

Nei miei sogni sì, parecchi! 😉

3 Novembre 2015
Maria

Ti vedo lanciato sulle guide: non starai mica pianificando super viaggi in giro per il mondo?!?! 😀

3 Novembre 2015
La Tata Maschio

Bellissimo anche questo! Mi piacciono i libri ambientati in qualche città specifica… È come se raccontassero anche la sua, di storia!

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