Vorrei portarvi con me nella giornata che ho passato a Bologna.

Una giornata febbricitante, fatta di persone: un brulichio di persone impegnate a lavorare in uno spazio bello. Un lavoro, quello che si fa con i libri, che è fatto di molta osservazione, di particolari, di ricerca di contenuti, di cose da raccontare e di modi interessanti per farlo. Un lavoro fatto di contemplazione silenziosa, di occhi e pensieri vigili, di attenzione e ricerca. Ogni angolo a suo modo ti parlava di qualcosa: c’erano angoli più chiassosi, angoli schivi ma pieni di tesori, grandi spazi poco accessibili, piccole superfici molto accoglienti. C’erano spazi inaspettati, spazi neutri, con tendine di libri e cartelloni luminosi, con scaffali nascosti, con tavolini ingombri e sedie scomode e tavolini vuote e poltroncine comode. E c’erano persone, persone che ascoltavano: perché chi scrive, chi legge, chi illustra è abituato ad ascoltare.

Nonostante fossimo in molti, non ho mai avuto la percezione del chiasso, della confusione: leggere ha il grande vantaggio di poter essere un’azione silenziosa.

Girare per i diversi settori è stato come passeggiare per una città fantastica fatta di pagine: girando l’angolo potevi imbatterti in una fila di di gatti neri intenti a guardarti o in un veliero pirata. Potevi incontrare una vetrina di animali da compagnia in attesa di essere adottati o in un filo di nere cornacchie intente in gracchianti chiacchiere. E se per caso rimanevi incantato da un cavallo che placidamente passeggiava su di una parete, rischiavi di farti travolgere dalla signorina portoghese che nella sua blusa a righe già ti squadrava truce.

Ho intravisto anche un Babbo Natale con un pigiamino a righe (si vede che vanno di moda!) e anche un piccolo Saverio tigrato :D

Estasiarsi era la parola d’ordine: gli spazi erano pensati per incuriosire, gli stand che custodivano libri e storie erano impazienti di raccontarti una storia.

E se tutto questo non bastasse potevi incontrare autori e illustratori uno per uno, sia negli stand che attraverso i loro lavori nello spazio iniziale.

Catapultarsi in Brasile, sfogliare i libri con le storie che leggono i bambini al di là dell’oceano, riempirsi gli occhi delle realtà che vedono loro, del modo di raccontare così diverso, della scelta rappresentativa così differente… e i libri erano lì in consultazione senza essere legati in nessun modo :D un mondo educato.

E incantarsi tavola dopo tavola di illustratori noti e meno (al meno da me!), capaci di farti innamorare come in un colpo di fulmine… Dialogare silenziosamente, soffermandosi sui particolari o fare un passo indietro cercando di addentrarsi nel quadro d’insieme.

Ecco, Bologna è stato per me queste poche righe centuplicate: si esce dal turbine, esaltati più che frastornati, con la voglia di ritornare appena possibile, con un portafoglio più leggero e una borsa più pesante.

Ma soprattutto con la voglia di comprare tutte le centinaia di libri intravisti e sfogliati e di cui ti pare di non poter fare a meno neanche un giorno!

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