Squadra che vince non si cambia. Ho pensato questo, quando ho visto per la prima volta Tre piccoli pirati di Peter Bently e Helen Oxenbury, ultimo libro illustrato appena portato in Italia da Mondadori. La coppia solo l’anno scorso infatti ci aveva regalato Re Valdo e il drago un albo di delicata poesia sulla forza dell’immaginazione. La formula deve essersi rivelata vincente o semplicemente entrambi hanno particolarmente a cuore il tema e la struttura illustrativa perché Tre piccoli pirati lo ricorda molto, sebbene riesca con originalità a raccontarci una storia nuova.

Ritornano i tre protagonisti bambini, anche se questa volta sembrano essere figli di una sola coppia (in Valdo ogni bambino tornava a casa con i suoi genitori), e ritorna anche il contesto estivo: questa volta siamo in una spiaggia isolata e ancora tranquilla, un'afosa mattina. I personaggi adulti, già defilati nel risguardo iniziale, scompaiono nelle tavole successive per lasciare campo e spazio ai bambini e al loro mondo: «Leo, Teo e Tommi in riva al mare lavorando con passione / sono intenti a costruire un antico galeone». Il testo, nella traduzione di Chiara Carminati, è rigoroso: le rime perfette, il lessico ricco e un solo caso di assonanza che comunque non interrompe la lettura. I bambini apprezzano il ritmo non zoppicante e la lettura mantiene la propria andatura, pagina dopo pagina. La Oxenbury, alterna l’uso del colore al bianco e nero, spezzando l’uniformità visuale e obbligando i lettori a guardare i dettagli e a concepire, come uno spazio a sé, la bolla entro cui i bambini di muovono. Se nelle tavole colorate, lo spazio circostante reclama il suo diritto di esistere (le barche in mare, i bagnanti a riva, i gabbiani…), nelle tavole in bianco e nero ci sono solo Leo, Teo e Tommi: intorno è il bianco, il mondo è loro. La capacità della Oxenbury di ritrarre l’infanzia mantiene la sua persuasività: i gesti dei bambini, le espressioni le posture… ma anche la vividezza dei loro pensieri e sogni. Bently dà voce alle emozioni dei protagonisti con una serietà convincente che ci catapulta in alto mare. Anche in questo caso infatti i bambini partono per una avventura, piratesca, questa volta: «Mari e oceani sconfinati e nessuna terra in vista / ma per Leo e suoi pirati qui si parte alla conquista». Costruito il galeone di sabbia, i tre pirati partono all’attacco di un galeone per depredarlo del tesoro. «Ma d’un tratto si alza il vento e l’audace galeone / si ritrova a fronteggiare nientemeno che un ciclone». Il confine tra reale e irreale non è netto, così la medesima pioggia che si era abbattuta sui pirati in mare la ritroviamo sulla spiaggia: è il testo in questo caso ad assicurare una continuità che non spezzi l’incantesimo dell’immaginazione. Ci ritroviamo ad osservare il galeone di sabbia ormai sciolto dalla pioggia, eppure continua la narrazione dell’avventura: «Il glorioso galeone sta affondando in mezzo ai flutti / “Presto!” grida il Capitano “Ripariamo a riva, tutti”». L’esplorazione si sposta sugli scogli e sul promontorio d'erba alta (credibile l’assenza degli adulti, se pensiamo di rimanere nello spazio ideale del gioco), finché una voce: «Stando in alto si controlla l’orizzonte e anche di più / Ma una voce li interrompe: “Teo e Leo, siete lassù?”». Non basta, come invece era accaduto in Valdo, una voce a spezzare l’incantesimo e i bambini si spostano in avanscoperta del covo dei nemici. «“Dividiamoci il bottino” sta dicendo il Capitano. Ma una voce fa: “Trovati!”. I pirati son tornati!». Introdotti solo testualmente, finalmente nella tavola successiva appaiono i genitori, nemici giurati e pirati che intraprendono una battaglia senza esclusioni di colpi (come poi realmente accade quando bisogna rivestire dei bambini!). Li vediamo mentre asciugano, infilano pantaloni… Lo spazio immaginifico non cede di un passo: «Non c’è modo di fuggire non c’è tempo per lottare. / “Finiremo in pasto ai pesci!” Leo comincia a disperare. / Tuttavia questi pirati sembra siano generosi: / condividono il bottino e…».

È quella raccontata in queste pagine, una giornata intera vissuta con gli occhi della spensieratezza estiva, dove l’avventura è il centro e il moto di ogni gesto, dove una bibita è un bottino e i pantaloni asciutti dei nemici giurati... Manca la paura, lo stacco emotivo che in Valdo aveva d’un tratto catapultato Leo in braccio alla sua mamma, vera: qui il “vero” è relegato nei risguardi, muti.

È un libro leggero, estivo, con una storia di pirati convincente e coinvolgente, un secondo capitolo di una saga dell’infanzia, pensata per i più piccoli (dai 3 anni) che speriamo ci regali altri episodi.

Tre piccoli pirati
Peter Bently - Helen Oxenbury - Chiara Carminati (traduttrice)

32 pagine
Anno: 2016

Prezzo: 15,00 €
ISBN: 9788804658672

Mondadori editore

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Commenti
13 Settembre 2017
Maria

Dai 3 anni, secondo me!

13 Settembre 2017
Antonella

Per quale età è consigliato?

19 Maggio 2016
Maria

Grazie a te Francesca!

16 Maggio 2016
lacasadifra

Quale bambino non vorrebbe vivere queste avventure? Sempre eccezionale la premiata coppia Bently-Oxenbury, e per la mia sensibilità sempre bellissimi gli scenari naturali, che non fanno da semplice sfondo ma sono parte integrante dell’esperienza dei protagonisti.
Grazie Maria, non poteva mancare il tuo sguardo su questo gioiello!

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