Il primo amore per Beatrice Alemagna nacque per procura perché, alla ricerca di bei libri per il bimbo che c’era nella mia pancia un lustro fa, mi imbattei in questo testo incuriosita dal noto autore: Aldous Huxley. Io non sono una appassionata lettrice di fantascienza, ma un mio carissimo amico mi regalò Il mondo nuovo e Ritorno al mondo nuovo di Huxley e, come era stato per 1984 di George Orwell, Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, i racconti di Fredric Brown, Padrone del mondo di Robert Hugh Benson e La città del sole di Tommaso Campanella (non mi piace il genere, ma mentre scrivo la lista mi sembra significativa!) restai folgorata dalla modernità delle immagini, dalla perspicacia pessimista o realista con cui l’autore immaginava il futuro. Furono una coppia di libri che mi provocò perché mi fece pensare al futuro, al mondo, al destino.

Così quando intravidi il nome di Huxley sullo scaffale per bambini, inizialmente pensai ad un omonimo. Ma siccome invece era lui, pur non conoscendo ancora la Bea (adesso mio figlio la chiama così :D), portai a casa il libro, uno dei primi per il mio Saverio. Di scrittori per adulti cimentatisi in libri per bambini se ne possono elencare molti (da Moravia a Fenoglio a Calvino… solo per citare alcuni tra gli italiani), ma davvero non riuscivo ad immaginare una storia per bambini di Huxley.

Huxley scrive una favola, una favola tradizionale, per la sua nipotina Olivia (molto carrolliano!) e, date le sua capacità, ci riesce anche molto bene.

La favola è evidentemente pensata per essere letta e raccontata (c’è molto testo!) e non era prevista l’illustrazione, ma come vedremo Beatrice Alemagna riesce ad entrare nelle corde dell’autore con una naturalezza ammirevole.

A Pearblossom, vicino al deserto californiano del Mojave, su di un pioppo viveva una coppia di corvi ma purtroppo anche un serpente. In particolare quest’ultimo aveva la seccante abitudine di pranzare ogni giorno con l’uovo deposto regolarmente dalla Signora Corvo che, ignara dell’inquilino del buco in fondo all’albero, non riusciva a capacitarsi di dove andassero a finire le sue uova. Così, un giorno dopo l’altro, con una superficialità notevole la signora pennuta rifaceva l’uovo, senza farsi troppe domande. Un giorno però, complice un rientro anticipato, la Signora Corvo colse il Signor Serpente con le mani nel sacco, o meglio con il muso nel nido. «“Razza di mostro! Che cosa stai facendo?” gridò. Parlando con la bocca piena il serpente rispose: “Sto facendo colazione.” E scivolò giù sul tronco fino al suo buco». Non vi dico quante ne cantò al Signor Corvo Amelia, la Signora Corvo, e non vi dico la gravità con cui il Signor Corvo accolse la notizia. «”Perché non vai giù nel buco del serpente e lo uccidi?”… “Oscar non avrai paura!”», Amelia è impulsiva, gracchiante e onestamente poco realista e questo porta il suo ben più ponderato marito a decidere di volare fino al suo amico Gufo: «”Gufo è un pensatore, La sue idee  sono sempre buone.”». E il Vecchio Gufo, ancestrale e tradizionale figura dispensatrice di saggezza, senza perdere un istante idea un piano per far pentire l’impenitente ladro e mangiatore di uova: uova di fango (si sa che i golosi vanno presi per la gola!). Il Signor Serpente, manco a dirlo, ci casca come una pera cotta: «“Quelle uova dovevano avere il guscio molto spesso” si disse … E cominciò a sentire un terribile mal di pancia.», non solo perché il disgraziato goloso «si girò e rigirò al punto che, senza rendersi conto di ciò che stava facendo, si legò il collo in un nodo da impiccato intorno al ramo e non fu più capace di sciogliersi… Così finì bloccato.». Amelia con il coraggio degli ottusi, compreso che il serpente era inoffensivo «iniziò a fargli una lunga predica sulla crudeltà di chi mangia le uova degli altri. A partire da quel giorno, la Signora Corvo è riuscita a far schiudere quattro covate di diciassette piccolo ciascuna.».

La storia è ben scritta (e ben tradotta!), i dialoghi animano il dettato e insieme alle descrizioni riescono a delineare con profondità accurata i caratteri dei personaggi. La trama è realistica e ben equilibrata, ci sono suspense, colpi di scena, azione e scenette di genere che rallegrano e rallentano il ritmo. La scelta del tema è comune e semplice (la golosità e il furto non portano da nessuna parte), ma è declinata attraverso snodi narrativi classici ma non scontati, realistici ma non banali. La morale non è esplicitata alla fine del racconto o forse è simbolicamente racchiusa nell’ultima frase, incorniciata da Beatrice in un ovale con le immagini: «E usa il serpente come filo per il bucato, su cui appendere i pannolini dei suoi piccoli corvi».

Beatrice riesce, come anticipavo, ad interpretare il testo in modo eccezionale. Nonostante il lungo testo, l’illustratrice sceglie particolari significativi non slegati tra loro, ma riesce a creare una continuità illustrativa che permette una comprensione del testo anche a prescindere dallo stesso. La rappresentazione dei personaggi coglie la caratterizzazione e, se possibile, ne amplifica e approfondisce le peculiarità: l’ottusa e gracchiante Amelia ha degli sguardi memorabili, l’impertinente serpente è di una rilassatezza invidiabile… Gli sfondi illustrati, appena accennati nel testo, rendono viva la favola togliendole l’aurea oltre il tempo che rende, a volte, poco moderno questo genere: da notare il fumo del caminetto che ricorre e riscalda le immagini. I collage, il tratto e i colori scuri (dal marrone, al verde al nero) sono imperfetti e intimi, rispetto ai suoi ultimi lavori si nota una maggior “regolarità” e compostezza che calza a pennello su questo testo “altrui”. La tavole occupano l’intera pagina, cambiando spesso prospettiva e focalizzazione:

Beatrice Alemagna riesce a rendere moderna una buona storia, donandole la forza in più per parlare a bambini del XXI secolo senza risultare caricaturale o pianificatrice.

Io e Saverio abbiamo iniziato ad apprezzare la storia solo recentemente, perché ci vuole una buona concentrazione per seguirla tutta e, nonostante l’andamento inusuale rispetto agli albi più amati, a Saverio piace e non è raro che compaia tra le nostre letture serali.

Insomma è stato un grande ingresso (a casa nostra!) per Beatrice!

I corvi
Aldous Huxley - Beatrice Alemagna - Pico Floridi 
(traduttore)

30 pagine
Anno: 2007

Prezzo: 12,50 €
ISBN: 9788880334125

Il castoro editore

[shareaholic app="share_buttons" id="15118398"]
Commenti
8 Luglio 2016
Intervista a Beatrice Alemagna, una storia sbeccata – Scaffale Basso Scaffale basso

[…] I corvi, Il castoro, 2007 […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *